Con la clamorosa sconfitta dell’Argentina da parte della Repubblica Dominicana, si è completata la lista delle squadre qualificate per i mondiali di basket che si terranno nelle Filippine. Ci sarà anche l’Italia di Pozzecco.
Ma la più bella sorpresa, certamente più inaspettata della vittoria dei Dominicani (che nel basket hanno una tradizione antica e offrono buone qualità), è stata la qualificazione del Sud Sudan. Indipendente dal 9 luglio 2011, il più giovane Paese del mondo è assurto agli onori delle cronache con il recente viaggio ecumenico di Papa Francesco: un Paese “piccolino” lo definì il Papa, in riferimento agli 11 milioni di abitanti e 2 milioni di sfollati interni e altrettanti nei Paesi confinanti. Il Pontefice concluse allora: “Dio ripone la sua speranza non nei grandi e nei potenti, ma nei piccoli e negli umili”.
Eppure i sudanesi sono spesso grandi e alti, fisicamente si intende. La nazionale di basket è composta interamente da giocatori che, grazie alla loro “dimensione”, hanno trovato fortuna all’estero e giocano in tutto il mondo (dalla Spagna agli USA, dall’Australia alla Tunisia, dalla Grecia alla Danimarca e alla Nuova Zelanda).
Figli di rifugiati, ora campioni internazionali, che hanno sbaragliato tutti gli avversari nelle qualificazioni, grazie ai contributi dei famosi fratelli Deng, Ajou e Luol, ottimi giocatori nel campionato professionistico americana, la famosa NBA. I Deng fuggirono in Egitto dopo che il padre fu arrestato per un colpo di stato: iniziarono lì a giocare a pallacanestro, per poi trasferirsi in Gran Bretagna e infine in nord America.
Molti anni fa, Josephine Bakhita arrivò avventurosamente in Italia, dove conobbe per la prima volta il cristianesimo e iniziò a praticarlo, diventando esempio e modello. Da schiava, venduta 5 volte, liberata dal console italiano a Khartoum, ora è santa per tutta la Chiesa. La sua festa è l’8 febbraio e certamente ha influenzato dal cielo i risultati decisivi, soprattutto la vittoria sudanese dello scorso febbraio contro i fortissimi senegalesi.
Le vie del Signore sono infinite, anche nella pallacanestro. Senza palazzetti dello sport, i talentuosi figli migranti del popolo più povero al mondo, sfideranno le grandi squadre dei Paesi ricchi di denaro e tradizione.
“… ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati …” (Magnificat)