(elisa moro) – “Servitori dell’opera della salvezza”: questo è l’invito e l’augurio che Mons. Edoardo Cerrato ha rivolto ai nove diaconi permanenti, nel corso della solenne Liturgia di Ordinazione, celebrata nella Chiesa parrocchiale di Strambino, nella mattinata di sabato 18 marzo.
Nell’elegante e maestosa cornice del grande tempio barocco – oggi insolitamente “piccola” a causa del grande numero di partecipanti e parenti – dedicata ai Santi Michele e Solutore, ma anche alla Santa Vergine del Rosario, come si può ammirare nella suggestiva cappella che sovrasta l’intero edificio, quasi a indicare la meta spirituale di ogni credente, accompagnati dal canto della corale parrocchiale, i nove candidati hanno risposto il loro “Eccomi” alla Santa Chiesa, pubblicamente, impegnandosi, attraverso le promesse, a conformarsi sempre più a Cristo, venuto “non per essere servito ma per servire” (cfr Mt 20,28).
Dopo cinque anni di formazione, seguiti in particolare da Don Silvio Faga, Responsabile diocesano per il Diaconato permanente, i nove Diaconi sono pronti a questa nuova missione; questi i loro nomi: Franco Barbieri e Fiorenzo Bianco di Banchette, Elio Blessent di Sparone, Luca Cena di Boschetto (Chivasso), Massimiliano Dente della Cattedrale di Ivrea, Emanuele Fusaro di Borgo Revel (Verolengo), Moreno Lipari del Duomo di Chivasso, Angelo Mandes di Montanaro e Maurizio Rastello di Pont Canavese.
Si può dire, in un certo senso, un “abbraccio” dell’intera Diocesi ai neo ordinati, viste le provenienze diverse dei candidati, ma anche la presenza di tanti Sacerdoti e Diaconi, Religiosi, Consacrati e laici, che hanno voluto partecipare a questo importante evento, definita da Mons. Vescovo come “la forma più alta di catechesi”, una autentica scuola per la fede e per la vita stessa della Chiesa.
Tre, in particolare, gli aspetti evidenziati nel corso della liturgia, in particolare nell’omelia – interamente riportata nel filmato – ma anche nello stesso rito di ordinazione – anch’esso offerto in ampi stralci nel video di oltre 40 minuti messo a repertorio – denso di significati.
Il video, di oltre 40 minuti, si apre proprio con l’omelia del Vescovo (Os. 6, 1-6; Sal. 50; Lc. 18, 9-14) per poi riprendere molti dei momenti dell’Ordinazione e, infine, congedare il Lettore con ancora qualche scampolo della bella Liturgia.
L’impegno della preghiera: vivere, cioè, la Liturgia delle Ore non come un semplice obbligo, ma come un tempo di grazia, di dialogo e colloquio con Dio, che indirizza e orienta l’intera esistenza, “dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva” (Deus Caritas est, 1).
L’annuncio della Parola e del Vangelo: nel mondo attuale, assetato e bisognoso dell’annuncio di Cristo, vera Parola che salva, il diacono è chiamato a diventare un “annunziatore”, come recita la formula di Ordinazione, che continua con queste parole: “annuncia sempre ciò che proclami, insegna ciò che hai appreso nella fede, vivi ciò che insegni”.
È un’autentica conformazione a Cristo, una docilità di cuore che, per riprendere le parole che Papa Francesco ha rivolto ai Diaconi permanenti nel 2021, deve “profumare di Vangelo”, fino a testimoniarlo più con la vita che con le parole, con le stesse azioni quotidiane, nei contesti lavorativi e familiari, oltre che in quelli ecclesiali.
Questa è una sfida radicale, che coinvolge tutta la persona, ma che nasce da un’accoglienza del dono della vocazione ricevuta, per dirla con le parole di Benedetto XVI: “accogliere il Redentore nella propria vita è per l’uomo fonte di una gioia profonda, una gioia che può donare pace. Siate, dunque, i servitori della Verità per essere portatori della gioia che Dio vuole donare ad ogni uomo” (Discorso ai Diaconi permanenti, 18 febbraio 2006).
La carità: è questa forse la caratteristica che storicamente ha connotato, sin dai primi secoli, la diaconia: i “sette”, di cui parlano gli Atti degli Apostoli, furono eletti per servire alle mense e occuparsi degli ultimi. Oggi vi sono molte e nuove forme di povertà e sofferenza, spesso non visibili esteriormente, ma ugualmente gravi e pericolose.
Ricordando sempre le parole del Signore: “Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me” (Mt 25,40), i diaconi sono chiamati ad essere – usando l’espressione di Papa Francesco – “sentinelle”, non solo avvistando i poveri e i lontani, ma “aiutando la comunità cristiana ad avvistare Gesù negli ultimi”.
È questa una dimensione “profetica, che sa vedere oltre e aiutare gli altri a vedere oltre”, sul modello del discepolo amato, che per primo riconosce il Maestro, esclamando: “È il Signore!” (Gv 21,5.7).
“Fiumi di grazia riserva su di noi…”: parafrasando le parole dell’inno, composto da Don Domenico Machetta, per la recente centenaria incoronazione della Regina del Rosario, avvenuta nel 2021, l’augurio, ai novelli diaconi è proprio quello di essere “ogni giorno testimoni di Cristo” (Sant’Ambrogio, Comm. Salmo 118), “confermando coi fatti l’adesione ai precetti del Signore Gesù”, sull’esempio della Vergine Maria, che ha fatto risuonare, con perseveranza, anche nelle prove della vita, la parola che ha pronunciato all’Arcangelo Gabriele che le annunciava la divina maternità: “Eccomi.. Eccomi… Accolgo con docilità e mitezza il Dono di Dio”.