L’11 marzo nella sede torinese dell’Azione Cattolica si è svolto il terzo incontro del percorso regionale di scoperta ed approfondimento del Progetto Formativo unitario “Perché sia formato Cristo in voi“, indirizzato ai membri delle presidenze e dei consigli diocesani nonché agli educatori, sia quelli alle “prime armi” sia quelli già in cammino da tempo.

Il Progetto “Perché sia formato Cristo in voi” venne elaborato e proposto nel 2004 in sostituzione del precedente “Progetto apostolico formativo unitario” risalente al 1989, e venne aggiornato nel 2020, poiché in tre lustri molte cose erano cambiate nella Chiesa, nel mondo, nell’esistenza quotidiana dei ragazzi, dei giovani e degli adulti, delle famiglie e della società. Convinti che non occorresse riscrivere daccapo un nuovo Progetto, poiché l’impianto complessivo della proposta elaborata allora era ancora pienamente valido, nel 2020 parve comunque necessario un aggiornamento, per sintonizzare l’esperienza formativa che si vive in associazione con la realtà del nostro tempo e prendere sul serio l’invito a vivere la “conversione missionaria” che Papa Francesco ha rivolto a tutta la Chiesa.

Il testo è molto ricco di riflessioni e proposte mai ripetitive ed in netto collegamento con i fondamenti della “Fratelli tutti”.

Dunque, dopo la preghiera iniziale propedeutica allo svolgimento dell’incontro, i partecipanti si sono divisi in due laboratori per riflettere su “l’Interiorità” e “la Fraternità”.

Ecco un accenno alle sensazioni nuove o già consolidate percepite durante le discussioni.

L’interiorità non può che nascere dall’ascolto di Dio che ci parla continuamente attraverso il Vangelo, attraverso gli altri e attraverso noi stessi. Ma c’è bisogno di silenzio…

Il silenzio – si legge nel documento – è l’esperienza che ci pone di fronte a noi stessi: ci fa dare voce alla ricchezza dei nostri pensieri e dei nostri sentimenti; ci fa incontrare con le nostre responsabilità, e con i nostri sogni, con i nostri limiti; ci fa sperimentare il nostro legame col Signore, con la Parola, con gli altri”.

E ancora “L’ascolto della parola è preghiera: essa la genera, la educa, la alimenta” e fa sì che impariamo “sia a leggere la vita alla scuola della Parola, sia a interpretare la Parola alla luce della vita”.

L’interiorità, infine, non è estraniarsi dalla comunità, ma è accogliere la verità di essere figli di Dio e trasmetterla come monito continuo, come vita vissuta e concreta, col discernimento che “ci serve sempre: per essere capaci di riconoscere i tempi di Dio e la sua grazia, per non sprecare le ispirazioni del Signore, per non lasciar cadere il suo invito a crescere” (Gaudete et Exultate n.169).

Si giunge così al tema della fraternità, coniugato con il tema della partecipazione vissuta come impegno ed anche come dono dato dalla possibilità di sentirsi partecipi, in un gruppo, di un percorso insieme: ragazzi ed adulti che imparano a conoscere i limiti di ciascuno e a collaborare anche poi in altri campi, quello lavorativo, ad esempio.

Elemento importantissimo, base per la fraternità, è l’amicizia da coltivare in modo concreto per condividere la gratuità dei doni ricevuti da Dio anche con chi non crede o crede ad altro.

Redazione Web