Sono 105 le candeline spente lunedì 20 marzo a casa di Cesarina Latini, attorniata da parenti e amici e dalla figlia Patrizia, ex docente di lingua inglese al Liceo “Carlo Botta”.
Una storia nella Storia quella di Cesarina, nata nel 1918, ultimo anno della Prima guerra mondiale a Roma, nel grande Palazzo Barberini, dove suo padre aveva affittato un appartamento.
Il primo ricordo di Cesarina è proprio del principe di Palestrina, che quando lei andava a giocare nel suo giardino privato si fermava ad accarezzarla.
Visse in quella dimora fino ai sei anni e poi il padre, per la sua attività commerciale, dovette acquisire un intero stabile per poter aprire il negozio.
Le restanti camere inutilizzate dalla famiglia furono affittate; Cesarina crebbe e si fece una bella ragazza, e a 18 anni si innamorò di un pigionante, un giornalista, corrispondente da Roma del quotidiano L’Ora di Palermo, che si chiamava Francesco Barone, più anziano di lei di 8 anni.
Si sposò due anni più tardi, mentre il marito, dopo un’interessante carriera giornalistica, divenne ispettore della Confindustria in Nord Italia: ma lasciò l’incarico per non aderire alla Repubblica Sociale Italiana, e divenne così concessionario per il marchio Fiat.
Ammalatosi durante la sua permanenza in Africa come giornalista, scomparve a soli 54 anni nel 1964, lasciando Cesarina quarantaseinne a provvedere da sola ai tre figli, Giorgio, Gianni e Patrizia.
Riuscì a farli studiare al Liceo americano di Roma; Giorgio si trasferì negli Usa, dove venne assunto dalla Olivetti Corporation.
Qui chiamò la famiglia e anche la restia Cesarina, legatissima a Roma.
Così visse due anni anche lei a New York.
Nel frattempo Giorgio fu chiamato alla Olivetti di Ivrea come responsabile dell’ufficio Documentazione e Marketing, forte dell’esperienza americana; il fratello Gianni si era sistemato a Trieste e Patrizia, malgrado le prospettive americane dopo la laurea, seguì Giorgio e la madre Cesarina a Ivrea, e si riunirono in città nel 1978: da allora Cesarina si è adeguata alla nuova vita, senza mai rinunciare al suo amatissimo accento romano.
Fabrizio Dassano
Redazione Web