“Osanna, benedetto Colui che viene nel nome del Signore”: con queste parole di esultanza e con il segno dell’ulivo benedetto, nel tardo pomeriggio di domenica 2 aprile, Commemorazione dell’ingresso di Gesù a Gerusalemme, si è svolta la solenne processione, che dal cortile del Seminario Maggiore di Via Beato Varmondo, ha raggiunto la Cattedrale, per l’inizio della Santa Messa, molto partecipata, delle ore 18.
Croce e Gloria: Cristo accolto come Re, Messia atteso e, al contempo, il racconto della Passione, proclamato da tre diaconi: sacra lettura “da ascoltare e non da commentare, perché tutte le nostre parole di fronte a questo racconto sono sciupate”, riprendendo la breve chiosa di monsignor Vescovo.
La profondità della ricchezza liturgica di questa celebrazione, resa particolarmente intensa dal coro della Cappella Musicale di Santa Maria Assunta guidato dai Maestri Ausilia Fiorina e Alessandro Veneri, ha aperto la “Hebdomada maior” (settimana maggiore), o più comunemente Settimana Santa, che culmina nel Triduo, apice di tutto l’anno liturgico, caratterizzato da tre momenti centrali: Giovedì Santo, il dono dell’Eucarestia e del Sacerdozio; Venerdì Santo, il sacrificio di Cristo e il piegare le ginocchia davanti allo svelarsi del mistero della Croce; Sabato Santo, giorno “aliturgico”, di silenzio e attesa orante, che culmina nella pienezza della gioia nella grande Veglia.
Si entra nel cuore del Mistero della Redenzione e, mentre viene proclamato il Vangelo della Passione, all’orizzonte, si intravede già la luce della Risurrezione, varco nel buio dei dolori dell’umanità, già ricapitolati in Cristo, Colui che “non ha sottratto la faccia agli insulti e agli sputi” (Is. 50, 6), che si è umiliato “fino alla morte di croce” (Fil. 2, 8) e che Dio ha esaltato.
Solo attraverso alla Croce, innalzata verso il cielo, lo sguardo dell’uomo può allora elevarsi per intravederne la vittoria, anche sui tanti mali che lo affliggono, sulle tristezze e sugli affanni della vita presente, oltrepassando la brutalità dell’eccidio, della sopraffazione, della morte, sempre più diffusi dai mezzi di comunicazione.
Dall’essere “crudelissimum taeterrimumque supplicium – il supplizio più crudele e orrendo” (Cicerone, Contro Verre II 5 165), essa diventa allora “Crux fidelis, inter omnes arbor una nobilis – Croce fedele, fra tutti unico albero nobile”, come canta un antico inno gregoriano, composto per la liturgia della Settimana Santa.
La croce è davvero il “dulce lignum… Sola digna tu fuisti ferre pretium saeculi – dolce legno … Tu sola fosti degna di porta[1]re il riscatto della stirpe umana”.
Contemplando la Passione in silenzio, guardando alla salvezza che viene donata ad ogni uomo, non si può non pensare ad una bellissima preghiera che la Divina Liturgia adopera alla presentazione dei doni e che può accompagnare questi giorni così densi: “Credo, Signore, e confesso che Tu sei veramente il Cristo, il Figlio del Dio vivente, venuto nel mondo per salvare i peccatori, il primo dei quali sono io”.
Elisa Moro
Redazione Web