(elisabetta acide) – La comunità di Borgo Revel, da sempre , vive con fede sincera la celebrazione liturgica, curando i dettagli degli allestimenti della Chiesa per favorire il decoro e rendere le celebrazioni liturgiche momenti di catechesi , che consentono a tutti di sviluppare quel pio esercizio in armonia con la liturgia  «culmine a cui tende l’azione della Chiesa e, insieme, fonte da cui promana tutta la sua virtù» Sacrosanctum Cocilium 10)

In occasione del Triduo Pasquale che precede la celebrazione della Pasqua 2023, i priori in carica nella Parrocchia “S.Anna”, insieme a fedeli che si occupano dell’allestimento della Chiesa nelle diverse celebrazioni, hanno curato l’allestimento dell’Altare della Reposizione.

L’Altare della Reposizione, popolarmente e impropriamente detto Sepolcro,  è il luogo in cui viene riposta e conservata l’ Eucaristia dal 

termine della Messa in Coena Domini del Giovedì  Santo alla Celebrazione della Passione del Signore del  venerdì Santo .Sacre Specie vengono così riposte per essere adorate alla mezzanotte e per distribuire la Santa Comunione nella Celebrazione della Passione del giorno seguente” Cathopedia

Per questo triduo Pasquale l’ allestimento dell’ altare della Reposizione, situato nella cappella laterale sinistra,  della Chiesa Parrocchiale, dove nell’ altare del Sacro Cuore , vi e’ un tabernacolo , vuole essere, un momento di particolare riflessione.

Proprio per ricordare ai  fedeli il senso della reposizione, compiuta con austera solennità e ordinata essenzialmente alla conservazione del Corpo del Signore ( in occasione della celebrazione della Coena Domini del Giovedì Santo), per la comunione dei fedeli nell’Azione liturgica del Venerdì Santo e per il Viatico degli infermi, vuole essere un invito all’adorazione, silenziosa e prolungata, del Sacramento istituito in questo giorno.

L’ accento si e’ posto su due elementi in particolare ricordati dalla liturgia del Giovedì Santo:

  • la cena Pasquale
  • La lavanda dei piedi

Dai parrocchiani che si curano della Chiesa con dedizione , e’ stata allestita una “ tavola del Seder di  Pesach  che rappresenta tutti i simboli di Pesach, contenente tre matzot (il pane della precipitosa fuga dell’Egitto), i karpas, un gambo di sedano (la primavera, la mietitura), maror, erbe amare (la durezza della schiavitù), zeru’a, una zampa di agnello (l’agnello sacrificato al tempio di Gerusalemme per Pesach), beitza, un uovo sodo (simbolo della vita), charoset, una sorta di marmellata contenente frutta secca (malta per fare mattoni usata dagli ebrei durante la schiavitù)….

In quella cena, in quella notte in cui fu consegnato, a Gerusalemme Gesù Si mise a tavola coi dodici» (Mt 26,20).

Alla “tavola della Cena” sono stati posti 13 piatti.

 

“Cristo, il Figlio di Dio, si è fatto carne in un popolo, in una tradizione di fede e in una cultura la cui conoscenza non può che arricchire la comprensione della fede cristiana. I cristiani devono essere sempre consapevoli e riconoscenti delle loro radici. Infatti, per poter attecchire, l’innesto sul vecchio albero ha bisogno della linfa che proviene dalle radici.” Benedetto XVI, Ecclesia in Medio Oriente, 21

In quella cena, Gesù ha consegnato quelle parole a quelli che mangiavano abitualmente con lui, prendendo in modo amicale il cibo dallo stesso piatto. E quelle parole le ripetiamo ancora oggi .

“Ora, mentre mangiavano, Gesù prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e, mentre lo dava ai discepoli, disse: «Prendete, mangiate: questo è il mio corpo». Mt  26,26

Quando Gesù dice ai suoi che possono mangiare il suo corpo come pane, lo fa mentre viene consegnato, cioè con il cuore toccato da quel tradimento, ma accetta, con questo ultimo atto d’amore, di dare tutto quello che gli rimaneva da donare.

Gesù accetta il rischio dell’ incomprensione: dopo essersi fatto uomo si fa pane e si fa vino.

Si e’ consegnato ed ancora oggi si consegna.

“Questo (pane, in questo contesto), sono io che vado a dare la mia vita “per voi” (Lc 22, 19)  Ecco allora il significato : l’Eucaristia è una esperienza totale, rappresenta simbolicamente la totalità della vita di Gesù, è il gesto sintetico che a partire dalla morte abbraccia il cammino di vita che l’ha condotto ad essa, e insieme apre alla vita futura di risurrezione cui egli è giunto.

Vita, passione morte, risurrezione sono come sintetizzati e consegnati da Gesù ai suoi discepoli nel segno dell’Ultima Cena.

Ricordiamo, dunque, di  porre al centro dell’Eucaristia il grande evento-mistero dell’alleanza che attraversa tutta la Bibbia e comprendere che ciò ha la suprema attestazione nella Cena ultima di Gesù.

Il secondo elemento è un catino, una brocca. Già ricordata nella sacra rappresentazione della Via Crucis del 24 marzo scorso, ripetuta dal parroco don Valerio D’Amico, proprio nella celebrazione della Messa in Coena Domini, la “lavanda dei piedi”, rappresenta il servizio ed il dono .

 

“si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell’acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l’asciugamano di cui si era cinto” Gv  13 , 4-5

Un gesto grande ed umile.

Un gesto che traduce il vero Amore in azione concreta di servizio.

Un gesto che ci  invita a lasciarci purificare dall’ acqua pura della sua Parola e del suo amore.

Un gesto autorevole,  sostanziato dal dono di sé fino alla morte.

L’opera di Dio a favore dell’uomo non si compie dall’alto come elemosina, ma dal basso, innalzando l’uomo a livello divino.

Impariamo anche noi a “servire”, a “donare”, a “condividere”.

La radice dell’etica cristiana non sta  nella nostra capacità morale ma nel Dono di Dio a noi, ragione per la quale l’atto centrale del nostro essere cristiani è l’Eucaristia: la gratitudine, per la vita nuova che Gesù  ci dona.

E allora sarà davvero una Buona Pasqua.