“A sette anni persi mio padre e nella Chiesa ho trovato speranza”: don Andrea Povero ricorda così la sua infanzia piena di angoscia e insicurezza.
Il più piccolo di quattro figli, cresciuto a Ivrea, ricorda la prima volta che pensò di diventare prete: ”Stavo a Porto San Giorgio sulla Costa Adriatica, in spiaggia, e mi venne questo pensiero che non mi lasciava”. Aveva solo 13 anni la prima volta che si sentì chiamato al sacerdozio, ma non lo rivelò ad alcuno. Si impegnò negli studi e diventò un comune “teenager” italiano: “Avevo amici, facevo dello sport, ma il pensiero di diventare prete non mi abbandonava”. A 16 anni, incontra una ragazza e se ne innamora: “Ma molte paure ostacolavano i miei sentimenti e di sicuro sentivo che la chiamata al presbiterato era una di queste”.
Alla fine degli studi secondari, dopo la maturità, andò a vivere lontano dalla famiglia per frequentare un corso di fisioterapia e si ritrovò del tutto solo. Non aveva amici e per un po’ non andò più in chiesa, “ma sapevo che Dio mi chiamava – racconta – e anche dopo mesi di questa vita, l’idea di diventare prete non mi lasciava”. D’improvviso, la svolta: nel bel mezzo di una cerimonia di nozze, un prete lo avvicina e gli dice: “Che aspetti? Il presbiterato ti sta aspettando”. “Ma io – riflette Andrea – non avevo mai detto niente a nessuno! Non ci potevo credere. Sapevo che avrei dovuto ascoltare la chiamata”.
Andrea va ad un ritiro di ragazzi del Cammino Neo-catecumenale e due settimane dopo è inviato a studiare al Seminario Missionario Redemptoris Mater di Boston. “In seminario ho veramente sperimentato che Dio è mio padre, ho trovato il mio posto e non mi sento più orfano, abbandonato. Se ho sempre sentito un’assenza nella mia vita a causa della morte di mio padre, ora sento una presenza: Dio è mio padre. Quella perdita mi fa sperimentare Dio Padre in modo più profondo di quanto può accadere a molte altre persone: mi sento privilegiato”. Questa esperienza lo ha aiutato nel periodo del diaconato quando, inviato a St. Patrick di Boston, parrocchia in cui l’85% dei ragazzi vive senza la presenza del padre, ha potuto entrare in contatto con giovani in modo molto significativo.
Ora don Andrea è prete. All’ordinazione avvenuta sabato 19 maggio nella basilica di Boston, c’era il parroco don Enrico Chianese, che si vantava con tutti di averlo battezzato; c’era la mamma, con la tipica apprensione di chi vive la realizzazione di una promessa; c’erano poi il fratello, le due sorelle con i mariti e i figli, gli zii, i cugini, e molti fratelli delle comunità neocatecumenali di san Bernardo.
Con lui altri nove giovani sono stati ordinati durante la celebrazione presieduta dall’arcivescovo di Boston, il cardinale Sean Patrick O’Malley. Poi la prima Messa nel giorno festivo successivo e l’amministrazione del primo Battesimo durante la Veglia di Pentecoste.
Nelle prossime settimane don Andrea è atteso nella sua terra per la Prima Messa in particolare con le comunità neocatecumenali di Ivrea, di Strambino, e di Castellamonte: in tanti lo attendono con affetto, a lui non resta che fissare la data.