In questo brano del suo Vangelo, Marco vuole narrare a ciascuno di noi, ciò che accade nella famosa Ultima Cena! Attraverso le sue parole, l’evangelista ci coinvolge all’interno della scena, in cui i discepoli sono chiamati a preparare quella che sarà una Pasqua molto speciale.
Il suo racconto intenso e carico di dettagli, descrive il momento davvero forte, con una attenzione scrupolosa.
E’ evidente da subito che Gesù e i suoi discepoli stanno per vivere una cosa unica per il suo valore e per il carico di emozioni che porta con sé. Proviamo a pensare quando vogliamo fare un dono speciale a qualcuno, ci impegniamo al massimo perché tutto possa realizzarsi come abbiamo sognato e desiderato.
I discepoli, sembrano un po’ smarriti per l’aria surreale che li circonda e chiedono a Gesù delle sicurezze, dei punti fermi, delle conferme, iniziando dal luogo. Perché un luogo ben curato e accogliente è fondamentale per poter condividere un momento decisivo per la vita. E Gesù, che i suoi li conosce uno ad uno, e vuole loro molto bene, risponde prontamente, come farebbe un papà con i suoi figli. Le sue parole, però, vanno oltre…. nascondono e rivelano allo stesso tempo, tutto quello che sta per accadere: Lui sa già tutto, fin nei minimi particolari! Ma come fa a saperlo? Ovviamente perché Lui è il Figlio di Dio e invita tutti a un atto di fede grande.
Gesù chiede ai discepoli di entrare in città e di andare dietro a un uomo misterioso che porta una brocca. E’ il segno che sono già tutti pronti ad accogliere il Maestro, offrendo per Lui il luogo più bello. Lui, quel posto lo conosce da sempre e sa, che in quella sala, sta per consegnare tutta la sua vita a dei figli poveri e paurosi, incapaci di portare il peso di tanta grazia. Giuda, per primo, lo tradirà.
L’uscita di scena di Giuda, lascia il posto al culmine della cena, durante la quale, cambiando mirabilmente le parole della tradizione, Gesù istituisce la prima Eucaristia: prende il pane, pronuncia la preghiera di benedizione, lo spezza per i suoi figli e dice, come sentiamo durante ogni Celebrazione: “Prendete, questo è il mio corpo”. Le parole di Gesù, preannunciano il modo tutto nuovo in cui si renderà presente da questo momento in poi, nei cuori e nella vita di chi riceverà il suo corpo spezzato.
Poi prende il calice e lo dona, in modo che ne possano bere tutti dicendo: “Questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti. In verità io vi dico che non berrò mai più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo, nel Regno di Dio”.
Versando il suo sangue per la salvezza di tutti, Gesù spinge a stringere con Lui un patto inscindibile. Cosa ci può essere di più bello che fare alleanza con Gesù ed essere custoditi da Lui?
Quanto stupore e turbamento, nell’accogliere quelle parole e quei gesti, che nello stesso momento in cui vengono espressi plasmano il cuore e la vita di chi li accoglie.
Il Vangelo termina con l’uscita verso il monte degli Ulivi, in un clima di preghiera. L’indicazione di questo luogo preciso porta immediatamente alla memoria di ciascuno di noi tutto quello che sta per accadere veramente: la condanna, la morte e la risurrezione di Gesù.
Ma l’affermazione di Gesù che non berrà mai più il frutto della vite, finché non lo berrà nuovo nel Regno di Dio, genera subito la prospettiva giusta per vivere tutto questo: per tutti coloro che da adesso in poi saranno capaci di vedere nel pane e nel vino, il Suo corpo e il Suo sangue come dono di salvezza, è garantita la vita eterna.
Linda Belletti e Margherita Ravagnani (con Sr Valentina)
II A – Istituto Missionario Salesiano Cardinal Cagliero