(elisa moro) – La Domenica di Pasqua, all’inizio dei Vespri battesimali, il Vescovo Edoardo ha impartito la solenne benedizione al restaurato organo della Cattedrale di Ivrea, riconsegnandolo così all’uso liturgico.
Il Maestro organista Alessandro Veneri, per la prima volta dopo due anni di silenzio dovuti ai lavori, ha fatto risuonare la voce dello strumento accompagnando il coro e gli ottoni della Cappella musicale “Santa Maria Assunta”, impegnata nel servizio liturgico pasquale dei Vespri e della Messa.
Il monumentale strumento, composto da 2907 canne e dotato di 62 registri, è frutto di varie stratificazioni storiche: la storia di questo manufatto s’inizia nel 1774, quando i fratelli organari di Casa Regia, Giovanni Battista e Francesco Maria Concone costruirono un organo di 16 piedi.
Nel 1790 si realizzò un primo ampliamento, ad opera di Andrea Luigi Serassi, che aggiunse una seconda tastiera; nel 1857 l’organaro Felice Bossi attuò una poderosa e radicale trasformazione dell’insieme di tutta la macchina sonora, a cui seguì l’intervento di Carlo I Vegezzi-Bossi, del 1905, quando, con la riforma ceciliana, vennero apportate importanti modifiche al fine di rendere lo strumento più adatto alle nuove prescrizioni liturgiche, eliminando quei registri ed effetti che imprimevano all’organo un carattere prettamente bandistico.
Il nuovo volto che assunse lo strumento lo rese all’altezza dei grandi organi delle chiese cattedrali di quel periodo.
Nell’aprile 2021, dopo più di un secolo dall’ultimo intervento di restauro, grazie all’interessamento di Mons. Vescovo, del Capitolo dei Canonici della Cattedrale, degli Uffici diocesani e della Parrocchia, ha preso avvio il nuovo importante lavoro di recupero affidato alla ditta “F.lli Marzi” di Pogno (NO); il laboratorio eporediese di Giorgia Adesso si è occupato della parte lignea.
Nel corso di questi anni molte persone si sono interessate al restauro: il Comitato “Ridiamo voce all’organo della Cattedrale di Ivrea”, che ha risvegliato l’interesse per la necessità di questo intervento, i priori di San Savino, che, in occasione della festa patronale dell’anno scorso, hanno desiderato contribuire alle spese con la loro offerta e altre persone, che, a vario titolo, si sono prodigate per la tutela e la valorizzazione di questo prezioso bene storico-artistico.
Con queste parole, tratte dal rito di benedizione, ha pregato il Vescovo Edoardo: “O Signore, concedi la tua benedizione a tutti gli interpreti e cantori della tua lode e a questo strumento sonoro, perché accompagnati dai suoi accordi armoniosi possiamo associarci alla liturgia del cielo”: possa il suono di questo strumento, “il cui suono è capace di aggiungere un notevole splendore alle cerimonie della Chiesa e di elevare potentemente gli animi a Dio e alle cose celesti” (Sacrosanctum Concilium, n. 120), cantare la Gloria di Dio – Soli Deo Gloria, come scriveva Johann Sebastian Bach all’inizio di molte partiture – far vibrare le corde dei cuori dei fedeli, suscitando il desiderio e la sete di Dio, come accadde a Paul Claudel, che si convertì entrando nella Cattedrale di Notre Dame di Parigi, durante i Vespri di Natale del 1886 e ascoltando la solenne melodia del Magnificat.