Una classica storia italiana e, come spesso accade, una storia con equivoci, incomprensioni e tante incongruenze.
Si parla della chiusura del passaggio a livello di Arè e della relativa messa in sicurezza di tutta la viabilità collegata e lavori attinenti.
Sulla carta un’opera encomiabile – anche se alcuni ancora sostengono che si potrebbe lasciare così come è, poiché se il passaggio a livello ha sopportato il traffico di quando a Ivrea alla Olivetti c’erano 20 mila dipendenti, a Caluso alla Bull più di mille e a Chivasso alla Lancia oltre 4 mila… potrebbe sopportarlo anche oggi.
Ma questa è solo una opinione, se pur rispettabilissima.
Il problema vero sta nei modi in cui il passaggio verrà eliminato e come il traffico sarà veicolato.
Il primo pensiero che sale alla mente è quello di un cavalcavia o un sottopasso: ma ad Arè sembra non sarà così.
Sì, ci sarà un sottopasso, ma sarà solo ciclopedonale.
Il traffico motorizzato, invece, sarà deviato su una mini-bretella alla sinistra dell’attuale statale 26, che per scavalcare la ferrovia usufruirà di un cavalcavia.
Gli abitanti di Arè, seppur in sordina, stanno iniziando a farsi un’idea di come saranno le cose: e qualcuno è già passato alle carte bollate.
Luigi Canaldi, residente a poche decine di metri dal passaggio a livello, molto conosciuto per la sua attività di amministratore di condomini, ha iniziato a inviare esposti e osservazioni a diversi enti, sperando in un riscontro alle sue segnalazioni.
Non ci si spiega – è stato il primo commento di alcuni residenti – come una Amministrazione comunale attenta come quella di Maria Rosa Cena, e che sul tema ha visto diversi esponenti di peso impegnarsi (Luca Chiaro, Dario Actis, Giuliana Patterlini…), sia finita in un simile inghippo.
Proviamo a illustrare due incongruenze che saltano agli occhi.
La prima: che senso ha allargare la statale 26 dal passaggio a livello fino ad Arè, per costruire un sottopasso percorribile solo da bici e pedoni?
Questo sottopasso dovrà avere delle volte estremamente robuste per reggere il peso dei treni: quindi perché non farlo un po’ più largo, affinché passino le auto?
La seconda: il peduncolo, o mini-tangenziale, che in ogni caso allunga la percorrenza (9 km, a dire di Canaldi!), prevede un cavalcavia per superare la ferrovia.
Ma allora non era più semplice realizzare il cavalcavia esattamente dove è ora il passaggio a livello?
Infine in tutto ciò non si comprende come nessuna associazione ambientalista si preoccupi di contestare: consumo di suolo; inquinamento da mezzi a benzina e diesel per affrontare un percorso assai più lungo dell’attuale per raggiungere la frazione; uso considerevole di cemento e inerti per realizzare due opere, un sottopasso e un cavalcavia; inquinamento dalle macchine di cantiere operanti tutto il giorno per diverso tempo.
Insomma, ci troviamo di fronte a un’opera che nel complesso appare meritoria, nata con le migliori intenzioni: ma che forse avrebbe bisogno di un tagliando in corso d’opera.
Per i cittadini e gli utenti tutti, e per l’ambiente.
Beppe Mila
Redazione Web