Ad Ivrea si voterà il 14 e 15 maggio per il nuovo sindaco e il rinnovo del Consiglio comunale. A pagina 3 cerchiamo di offrire un quadro delle prime mosse di questa campagna elettorale, chiamata a destare l’attenzione di chi – parrebbero molti – ancora non si è accorto del prossimo voto.

In generale c’è aria di ricambio, dove gli uscenti si prestano a fare da istruttori ai nuovi tra cui, in uno sguardo d’insieme, vi sono diversi giovani. Programmi (e promesse) elettorali sono attenti ai giovani. Ma li conosciamo veramente? I giovani che affrontano il mondo del lavoro abbiamo capito come si sono trasformati e come stanno trasformando il mondo non solo del lavoro? Il Centro Studi Cisl di Vicenza ha svolto di recente un’indagine: primo dato, due under 35 su tre dichiarano di aver, ultimamente, cambiato lavoro o di volerlo cambiare.

È in atto una trasformazione anche nella cultura del lavoro che investe le giovani generazioni. Cambiare lavoro esprime anche nuove scelte di vita, nuove amicizie, nuove città dove abitare. E, al contrario, nuove scelte di vita comportano sovente l’abbandono volontario di un lavoro per cercarsene un altro. La ricerca sottolinea proprio “la crescita importante delle dimissioni volontarie e poi di nuove assunzioni, che riguarda in particolare i giovani.

Si tratta di dimissioni dovute a scelte individuali, scelte di vita…”. Nessuno può esimersi dal conoscere questi fenomeni, ancor meno chi governa le città, per predisporre azioni e luoghi capaci di assorbire i cambiamenti che coinvolgono le nostre città in misura diversa; città (e hinterland) sempre più grandi e popolose, altre che vedono ridursi i loro abitanti.

È cambiato il progetto di vita; trenta anni fa l’obiettivo era guadagnare per farsi la casa, oggi è sentirsi realizzati. Sono cambiati i criteri, “per i giovani il lavoro deve essere soprattutto conciliazione con la vita. Per loro il lavoro non è vita, ma strumento di vita”.

L’attenzione dei giovani è orientata alla ricerca di opportunità dove la possibilità di crescere sorpassa l’interesse per il salario e dove l’orario non è sinonimo di voler far poco ma “creazione di valore che si realizza conciliandolo con le altre dimensioni di vita”; il tempo libero che non è affatto facile da scegliere e riempire di valori così sopraffatto dai consumi.

Da qui, per tutti e in particolare chi ha incarichi istituzionali, è necessario indirizzare la crescita della società e far sì che le opportunità chieste diventino anche responsabilità.