Siamo quattro amici di seconda media, Carlo, Chiara, Lorenzo e Gianluca, e dopo avere letto questo brano di Vangelo un po’ complesso, vogliamo provare ad esprimere quello che ha suscitato dentro di noi: domande, perplessità, posizioni, contrasti.
La prima domanda che ci siamo posti è: “Chi sono quelli di Gesù, i suoi”?
E’ proprio così scontato seguirlo, capire quello che Lui chiede veramente, essere nella sua casa, dalla sua parte? É una domanda che dobbiamo porci per forza, se pensiamo di essere rappresentati anche noi tra questi suoi e se diciamo di amarlo.
La risposta che ci siamo dati è che per dire di amarlo e di conoscerlo, bisogna rimettersi in gioco, ogni giorno. Se siamo divisi, bestemmiamo, facciamo di tutto tranne che essere umili, unici, uniti, danneggiamo noi stessi e gli altri. Se invece aiutiamo gli altri, socializziamo, preghiamo, ci divertiamo e, soprattutto, non escludiamo nessuno, siamo veramente suoi e Gesù ci ricambierà con il suo amore, la gioia e l’amicizia.
La seconda domanda scaturita nel cuore è: “Che vuol dire essere dentro o essere fuori”?
Perché i familiari di Gesù gli hanno dato del fuori di testa!!! Siamo proprio a posto allora. E, paradossalmente, quelli che gli hanno detto di essere fuori, sono rimasti fuori, mentre Lui era “dentrissimo”, in casa.
Quando Gesù inizia a parlare di peccato, di perdono, di guarigione, insomma, di cose che solo Dio può fare e le attribuisce a se stesso, scomoda parecchio e allora, i suoi intimi, tentano di limitare i danni; perché facendo così, Gesù si sta tirando contro l’ostilità degli scribi, dei farisei, di ogni autorità e lo vogliono zittire, giustificando la sua incapacità di intendere e di volere. Sta remando troppo contro corrente, sparla.
Capita anche a noi di essere zittiti quando vogliamo essere liberi di affermare le nostre verità e andiamo contro il sentire comune, le mode, e quello che si è sempre fatto. A noi ragazzi poi capita spessissimo.
Ma siccome Gesù zitto non ci sta, non c’è limite alle sparate e gli danno del Diavolo, lo chiamano Belzebul. Sembra quasi una barzelletta. E Lui, per metterli in imbarazzo, racconta due storielle che dimostrano l’inevitabile contraddizione delle cose che dicono: come può stare in piedi, un regno diviso in se stesso? Come può Satana essere il bene? Ma, ancora di più, come può tanto bene essere il frutto del suo potere?
Si può essere tanto ciechi, da non riconoscere che quello che Gesù opera e dice viene da Dio?
Per questo al termine del Vangelo, Gesù dice che sono suoi fratelli veramente coloro che, non solo ascoltano le sue parole, ma le seguono e si impegnano a metterle in pratica.
Chi getta confusione sul bene e sul male, per Gesù, bestemmia lo Spirito Santo e si deve vergognare, subirà poi un castigo eterno.
Cerchiamo allora non soltanto di dirci suoi fratelli, ma di impegnarci ogni giorno a farci prossimi e di riuscirci al meglio. Ogni domenica il Vangelo ci aiuta nel nostro discernimento e ci indica la strada delle cose giuste, e a lasciare quelle sbagliate. Noi, che siamo figli e fratelli di Gesù, siamo chiamati a dare il buon esempio, affinché il mondo possa essere migliore, senza tanti satana che ci circondano. Insegnaci Gesù ad essere più buoni con tutti, a essere come te. Che tutti possano riconoscere che siamo tuoi.
di Chiara Bravarone, Lorenzo Cotto, Carlo Cagnin, Gianluca Stanichievici
con Suor Valentina
II B – Istituto Missionario Salesiano Cardinal Cagliero