Il Generale Gamerro ha ricevuto i simboli del potere
“L’è turna Carlevè“… Ivrea si risveglia, all’alba dell’Epifania, pronta per dare inizio allo Storico Carnevale, sempre uguale e sempre inedito nel suo insieme.
Le voci dei Pifferi e dei Tamburi, stelle filanti di suono, che si odono dalle prime luci del giorno, richiamano antiche melodie guerresche, mentre nell’aria, chiudendo gli occhi, si percepisce già in anticipo il profumo degli agrumi, del “gentile e moderato getto d’arance” (utilizzando le parole del proclama del Generale del Giovedì Grasso), che tanto contraddistinguono questa festa.
Al termine delle feste natalizie, la città di Ivrea si prepara a vivere il Carnevale, una grande manifestazione di popolo, intrisa di tradizioni, di tanta fraternità, amicizia e condivisione, ma anche di tante vicende, che nel corso dei secoli e delle generazioni si sono tramandate fino ad oggi, con cerimonie e rituali irrinunciabili.
Nel giorno di apertura, il protagonista della mattinata è il neo Generale, Massimiliano Gamerro, investito in Piazza Ferruccio Nazionale a mezzogiorno, davanti alla folla accorsa per udire la nomina, attraverso il passaggio della feluca e della sciabola dal predecessore.
Nel pomeriggio, dalle 14.30, l’Epifania eporediese si colora anche di sapore medioevale, in quanto riecheggia la figura del Magnifico Podestà, quest’anno Moreno Lacchio, capo supremo del Governo della città dal XIV secolo, responsabile dell’amministrazione e della giustizia, e dei Credendari, i consiglieri comunali dell’epoca, provenienti da tutti i rioni cittadini, che collaborano nel governo.
Proprio a sottolineare che il Carnevale è una festa “seria”, legata alla concreta storia cittadina, il Podestà, dopo aver giurato e assunto le funzioni pubbliche, si reca ogni anno, con il seguito di Credendari e guardie, alla Cappella dei Tre Re sul Monte Stella, punto più alto della città, collocata sulla cima del Monte Pautro, edificata intorno al 1220, su consiglio di San Francesco d’Assisi per ottenere la protezione dalle grandinate che spesso flagellavano la campagna.
Sin dai tempi antichi le autorità di Ivrea, oggi il Podestà in ricordo di questo evento, si sono sempre recate, nel giorno dedicato ai Santi Magi, in pellegrinaggio alla chiesetta, offrendo tre ceri votivi in ringraziamento di un voto effettuato al termine della “fiera pestilenza” del 1585.
Il corteo storico, costituito, oltre che dal Podestà e dai Credendari, dai Pifferi; dalle Bandiere delle Parrocchie cittadine portate dagli Alfieri; dagli Abbà, piccoli priori rionali della nascente festa; dallo Stato Maggiore del Carnevale, scende nuovamente in città, attraversando le vie sempre più gremite di eporediesi, fino a raggiungere il Duomo, dove alle 16 viene celebrata la liturgia da Mons. Vescovo, nella quale il presbiterio si colora delle bandiere e delle rappresentanze di tutte squadre di aranceri, delle associazioni e del comitato della manifestazione.
Al termine della funzione, il Podestà, a nome dell’intera città, offre al presule un cero votivo per l’Assunta, Patrona di Ivrea, affinché custodisca e protegga gli eporediesi e li renda sempre uniti nel festeggiare, con tanto impegno, questa manifestazione.
Come ricorda un canto tipico dello Storico Carnevale: “Domse da fè, Ca-navesan, lassoma nen ch’as perda’l Carlevè; l’aqua dla Dora a passa e torna pì, sta bela festa ‘nvece a deuv durè” (diamoci da fare, Canavesani, non lasciamo che si perda il Carnevale; l’acqua della Dora passa e non torna più, questa bella festa invece deve durare).
È questo il senso dello Storico Carnevale, che da sempre unisce eporediesi e che affascina così tanti turisti da tutta Italia e non solo: il saper fare festa insieme, l’organizzare una “festa d’ecession”, preparata e attesa da tutti, ma soprattutto il saper ancora emozionarsi all’udire le prime flebili note dei pifferi nella gelida mattinata invernale del 6 gennaio.