A Moena, nel piccolo tinello di Rina sono passati compaesani e stranieri, ingegneri e medici, poveri e ricchi, scienziati e umili contadini “con la terza elementare”, alpinisti e rocciatori, studenti e professori… La Rina sta bene con tutti e con lei tutti si trovano a loro agio: senza percepire distanza o pregiudizio, vengono ascoltati e seguono rapiti le sue storie e le sue imprese. A 92 anni compiuti, il suo bel volto si apre facilmente in un sorriso, dove le rughe sono gli avvincenti capitoli della sua lunga vita.
Infatti, “quello che interessa è la personalità, è il cuore, che rimane con quella bontà del vino buono, che tanto più invecchia, tanto più buono è” (Papa Francesco).
Gli occhi attenti e luminosi della Rina riflettono il cielo della sua valle, ma anche le rocce delle vie più famose delle scalate dolomitiche. Non ha studiato come molti dei suoi ospiti, ma nella sua libreria trovi libri e volumi di ogni genere, di storia e scienze, cataloghi fotografici, libri di geografia e anche di filosofia; questi ultimi sottolineati come a ricordare una frase difficile da rileggere e da capire meglio. Per tanti anni ha guidato il gruppo missionario che ha sostenuto i tanti moenesi in giro per il mondo per conto di Dio.
Ama le sue montagne ed è una esperta sciatrice: gli sci sono ancora appoggiati vicino alla porta di casa, come se, improvvisamente, volesse fare una scappatella ormai vietatale dall’età. Piccola e solida, certamente agile e muscolosa negli anni migliori, attenta e spericolata, coraggiosa e prudente, misurata e appassionata, ha avuto moltissimi compagni e compagne di sci e roccia. Il più bravo Riccardo Cassin, il più amico Elio Croce, compaesano e fratello comboniano, che le ha insegnato a pregare davanti al panorama dalle cime, alle albe e ai tramonti unici delle Dolomiti, e, soprattutto, dinanzi ad ogni persona e in ogni circostanza.
Senza offese per le Dolomiti di Fassa, la sua montagna preferita è il Cervino, che ha conquistato più volte, visto dalla parte svizzera.
Ma il suo sogno è la montagna perfetta, l’Ama Dablan del Tibet, il Cervino dell’Himalaya. I suoi 6.810 metri erano troppi anche per lei. Lo scalerà, a suo tempo, in Paradiso, assieme all’indimenticabile Elio, come una preghiera.