Si è svolto a Bari dal 13 al 18 maggio scorsi il XXIV convegno nazionale di Pastorale della Salute organizzato dall’Ufficio Cei con il titolo “Ho udito il suo lamento, in ascolto dei sofferenti”.

Anche la nostra diocesi era presente e anche noi siamo chiamati a metterci in ascolto oltre la dimensione fisica, per interagire con lo spirito e la mente della persona.

Il convegno è stato centrato sul senso dell’udito, a partire dall’ascolto del lamento proveniente dai luoghi della sofferenza e chiude il ciclo che ha indagato gli strumenti di esperienza e relazione dei cinque sensi.

Per ognuno abbiamo imparato che c’è un uso corretto e uno scorretto.

Il senso dell’udito aiuta a sentire quello che si ha intorno, ma attiva pure la capacità di entrare in empatia con l’altro e ascoltare la Parola di Dio.

L’uso corretto dei cinque sensi è terapeutico: va oltre la somministrazione di terapie e fa in modo che la persona si senta totalmente presa in carico.

Questo è il tempo di rimetterci in ascolto della sofferenza, delle persone che soffrono, di quelle che hanno sofferto anche per la pandemia.

Oggi occorre fermarsi per rileggere quei giorni e i comportamenti relativamente recenti.

La nostra mente, poiché ha sofferto molto, tende a rimuoverli, ma rischiamo così di non imparare nulla.

La Chiesa in maniera profetica ha già incominciato un tempo di ascolto avviando un cammino sinodale che ci fa comprendere che per riuscire a camminare insieme dobbiamo saperci ascoltare.

Bisogna ritornare ad ascoltare in presenza, valorizzando tutti i carismi presenti nelle nostre comunità attuando un metodo di discernimento comunitario.

Anche la pastorale della salute deve fermarsi per elaborare gli insegnamenti appresi durante la pandemia: il modo di procedere di prima non è più sufficiente e non può più pesare solo sui presbiteri e ad alcuni addetti ai lavori.

Una sessione tematica del convegno ha messo al centro i “ministri straordinari della Comunione in ascolto dei sofferenti” tanto preziosi, e come è importante che siano ben formati sia dal punto di vista liturgico che relazionale anche per le visite sistematiche nelle RSA.

Non solo azione e formazione ma preghiera. Il convegno di Bari ci ha chiesto di essere sorelle e fratelli che sanno ascoltarsi, che sanno camminare insieme, attraverso il discernimento di chi sa prenderci per mano e ci accompagna nella missione.

Diacono Marco Florio

Responsabile diocesano Pastorale della salute

Redazione Web