Venerdì 19 maggio, nei locali della biblioteca MoviMente, Francesco La Rocca ha presentato il suo libro “Le perifantaferìe”, 22 racconti un po’ veri, un po’ fantastici sulle periferie di Torino, ma che potrebbero essere anche altre periferie.
Ha moderato Alessandro Ascheri, coordinatore della cooperativa che cura i servizi bibliotecari chivassesi.
Il giovane autore, alla domanda un po’ ironica del moderatore – se il libro fosse una dichiarazione d’amore per la città in cui si vive –, ha risposto che il suo lavoro, che ha avuto una stesura molto lunga e travagliata perché nel frattempo si è dedicato ad altri scritti, è una bonaria presa in giro frutto del suo attaccamento a Torino, la derisione, ma in maniera costruttiva, di una provincialità che si è superata e sta affrontando un’epoca e un modo di vivere diversi da quelli che hanno determinato le circostanze storiche per cui i quartieri sono nati.
Lo scrittore è partito da luoghi comuni, da modi di dire che evidenziano le caratteristiche delle periferie per scrivere in maniera leggera, ma non stupida, ventidue racconti sui quartieri torinesi: Lucento, Vanchiglia, Le Vallette, Barriera di Milano…
Le periferie spesso sono state luoghi di degrado e ora occorre riabilitarle, ribaltare lo stereotipo: perché hanno una loro storia, sono in relazione con il tessuto urbano e, anche se distanti dal centro, hanno con questo legami indissolubili.
Ogni quartiere ha, nel suo vissuto, termini, parole, un po’ di gastronomia e locali tipici, un po’ di surreale per parlare di cose banali.
Le storie raccontate hanno, come retroscena, un serio lavoro di ricerca: capitava qualcosa di strano ed era necessario approfondire, oppure un quartiere aveva dato i natali a qualcuno diventato un mito… come Teresa Ferrero, in arte Isa Bluette, la prima soubrette d’Italia, nata a Regio Parco, operaia alla Manifattura Tabacchi, che allora dava lavoro a duemila donne e che, approdata al teatro, cantava “Straziami, ma di baci saziami…”.
f.s.
Redazione Web