“Questa cara gioia sopra la quale ogni virtù si fonda, onde ti venne?” (Paradiso XXIV): questi versi di Dante mi sono sovvenuti dopo la lettura di una recente intervista a Roberto Vecchioni sul Corriere della Sera. Arrivato agli 80 anni, il famoso cantautore ha capito che Dio esiste. Nel suo lungo cammino umano e artistico, affettivo e familiare, ha sperimentato grandi passioni, artistiche e politiche, attraversate, nella maturità, da grandi amori.
In una parte del dialogo con Walter Veltroni, ricorda i due momenti più belli della sua vita.
Innanzitutto l’amore per la moglie Daria: “L’averla vista, incontrata… Quell’istante conteneva tutto quello che sarebbe stato dopo”; insieme hanno condiviso impegni sociali e umanitari, vivendo una vita rischiosa, come dice, non scontata: “…noi vogliamo soffrire sulla terra, dobbiamo cercare, sbattere, cadere, rialzarci”.
Poi un secondo momento “strano”, ma meraviglioso: “Aver capito, finalmente, la possibilità che esista Dio… Non vedevo. Ci sono state persone che hanno illuminato questa ricerca, come monsignor Ravasi”.
Siamo in un’epoca in cui la mentalità dominante annebbia così tanto i nostri occhi e la nostra libertà da rendere impossibile riconoscere Dio, la sua presenza e soprattutto la sua proposta di vita. Pare impossibile, ma quando avviene è veramente meraviglioso, come dice l’artista.
Dante all’inizio della sua Commedia, narrazione del cammino del Poeta e di ogni uomo, si trova di fronte a tre fiere, nemiche della vita pienamente umana. La lonza, che rappresenta la lussuria; poi il leone, simbolo della superbia e dell’orgoglio; da ultimo la lupa, cioè l’avarizia e la cupidigia. Questi nemici impediscono a Dante di salire “Il dilettoso monte che è principio a cagion di tutta gioia” (Inferno I) e lo costringono ad un duro cammino. Anche per il cantautore “l’esistenza non è fatta per trovare sempre la via giusta … la vita è fatta di errori, di salti, di sbagli…”.
Dante trova Virgilio e poi Beatrice, Vecchioni ha avuto, oltre a Daria, il figlio Arrigo, recentemente salito al cielo. “Quello per un figlio è un amore incosciente, non riesci a comprendere perché, ma sai che devi amarlo per sempre”.
Arrigo è il tuo Virgilio, caro Vecchioni: per credere occorre una presenza profetica.
“Amare è dire: tu non morirai!” (Gabriel Marcel).