Prosegue il ciclo di incontri estivi di formazione che l’Azione Cattolica diocesana ha deciso di dedicare quest’anno all’approfondimento dell’enciclica di Papa Francesco “Fratelli Tutti”.

Ospite del secondo appuntamento è stato Nino Maruelli, membro del Movimento dei Focolari e animatore del Centro di Aiuto alla Vita.

Rispondendo all’invito dell’AC di relazionare sul tema, ha esordito affermando di essersi sentito sollecitato a tralasciare altre letture per meditare l’enciclica.

Ho letto il libretto edito dalle Paoline che inizia con la Guida alla lettura di Luigino Bruni, focolarino, professore di economia, editorialista del quotidiano Avvenire, capace di attualizzare la profezia biblica nella realtà odierna – ha esordito Maruelli –. Ultimamente ho seguito una sua conferenza nella quale ricordava che il profeta Geremia durante la schiavitù in Babilonia pronunciò una profezia: “è finita una storia” diceva, intendendo che era finito il tempo della grandezza di Israele (la città santa era stata distrutta, il tempio profanato, il popolo deportato…); ma, proseguiva il profeta, “non è finita la storia”, infatti un piccolo resto ritornerà e ripartirà un’altra storia. Mi sembra di leggere i nostri tempi: siamo ormai anche noi un ‘resto’, ma non possiamo disperare, perché la resurrezione avviene sempre e solo dopo e conseguentemente alla crocifissione. Gesù ci manda in missione, ad annunciare la buona novella: ‘Fratelli tutti’ non è uno slogan vuoto, ma un programma di vita, che parte dall’iniziare tra noi a considerarci fratelli, liberamente”.

Papa Francesco, dal suo osservatorio privilegiato, in questa enciclica ci squaderna la realtà sociale attuale che conferma le profezie antiche e ci porta, passo passo, a convertirci a farci prossimi, ad amare tutti – afferma Maruelli –. Questo ‘resto’ che siamo noi tutti dovrà imparare a vivere l’amore ‘agape’, cioè ad amare tutti senza aspettarsi ritorno, come fa Dio Amore. Attraverso la lettura della parabola del Buon Samaritano Papa Francesco ci dice come dovremmo comportarci per diventare umani realizzati: umani che si fanno prossimi e, nella prossimità, che ci fa persona, realizziamo il comandamento nuovo di Gesù ‘amatevi gli uni gli altri’, per vivere bene e a lungo”.

Dai paragrafi 78 all’86 che chiudono il 2° capitolo dell’Enciclica, è tutto un suggerimento in questo senso ed io personalmente vi ho colto la grazia che mi è stata donata di vivere gli ultimi anni della mia vita con questa tensione interiore: amare tutti, farmi prossimo, fare il bene, dare voce allo scartato mettendoci la faccia – ha detto ancora Maruelli, con riflessioni vieppiù personali –. Ho ancora molto da imparare, ma non mi scoraggio perché constato che il prossimo, qualunque sia, coglie l’amore che c’è sotto il mio fare e cercare di essere e … mi benedice! Sento in queste benedizioni la reciprocità di Gesù che mi dice ‘l’hai fatto a me’. Un amico un giorno mi disse: tu i problemi te li vai a cercare! Leggendo l’enciclica ho capito che quella battuta è la conferma della grazia che mi è stata data: vivere istintivamente il ‘si fece prossimo’. Ho il cellulare acceso 24 ore al giorno perché chiunque abbia bisogno possa trovarmi”.

Maruelli continua quella che definisce la sua “confessione” raccontando episodi molto significativi e a volte sorprendenti della sua attività di “servizio” al prossimo cercando di essere amico di tutti, senza schierarsi pur mantenendo le proprie convinzioni, puntando ad una politica alta, quella della relazionalità, sorprendendosi, a volte, addirittura di se stesso.

E conclude: “La lettura dell’Enciclica mi ha convertito, ha svolto la sua funzione in me. Gesù disse: ‘voi farete cose più grandi di me’: sembra una esagerazione, ma se si dice Sì all’Amore che è Gesù e si mettono a disposizione i propri talenti si può attuare quell’amatevi gli uni gli altri che è il nostro contributo per una società sana, cioè una società di Fratelli Tutti”.

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Redazione Web