Ezechiele fu portato in una valle piena di aride ossa, sulle quali Dio gli chiese di profetizzare vita: “…ecco sopra di esse i nervi, la carne cresceva e la pelle le ricopriva”. Ma “non c’era spirito in loro…”. Ezechiele invocò lo spirito che “entrò [in quei morti] e ritornarono in vita e si alzarono in piedi; erano un esercito grande, sterminato”.
Si celebrano i 500 anni dalla morte di Luca Signorelli, allievo di Piero della Francesca e collaboratore del Perugino nella realizzazione della Cappella Sistina. Visitando la cappella di San Brizio, nel Duomo di Orvieto, ho potuto incontrare il primo grande artista del Rinascimento, ma anche il “maestro” di Raffaello e di Michelangelo.
“Luca … aperse … la via all’ultima perfezione dell’arte” dice di lui l’aretino Giorgio Vasari: il cortonese aprì, infatti, una nuova epoca.
Nella originalità assoluta della sua interpretazione del Giudizio Universale si apprezza la potenza dei dipinti del Signorelli. Il pittore “scompone” l’evento finale della storia in varie scene.
Dopo le Storie dell’Anticristo, che pare cosa dei nostri giorni, e il Finimondo, si trovano Dannati, Eletti, Paradiso e Inferno. Colpisce la modernissima, emotiva, quasi erotica rappresentazione della Resurrezione della carne, dove i corpi emergono da un pavimento bianco – la polvere di ossa inaridite della storia biblica – prima come scheletri, poi come figure realizzate con teatrale realismo e sfrontatezza.
Il suo colorismo e la sua pittura scultorea diventano esempio per i grandi del Cinquecento. Nei corpi della Cappella Sistina di Michelangelo si vede chiaramente l’influenza del grande artista di Cortona. Le raffigurazioni dei corpi nudi del Giudizio universale, dice il Vasari, “nelle quali esso Michelangelo imitò l’andar di Luca”.
Ma l’aspetto che più amo in questa rappresentazione sta nel fatto che il Signorelli fa risorgere i corpi nello splendore carnale dei trent’anni.
Come insegna San Tommaso nella Somma Teologica, i bambini non hanno ancora raggiunto la perfezione e i vecchi se ne sono allontanati. “L’uomo risorgerà senza alcun difetto naturale: poiché Dio, come ha creato la natura umana senza difetti, così la restaurerà senza difetti… con la risurrezione [tornerà] allo stato della sua perfezione piena, ossia all’età giovanile, in cui ha termine il moto di crescita e inizia il declino”.