(Ferdinando Zorzi)
Quattro similitudini scandiscono il Vangelo di questa domenica, quattro paragoni con i quali Gesù spiega ai suoi discepoli il regno dei cieli. Sono immagini semplici ma potenti, che riescono a lasciare una traccia persistente nella nostra memoria.
La prima similitudine è quella del tesoro nel campo: tante storie d’avventura hanno attinto a questa tradizione della ricerca e del ritrovamento di un oggetto prezioso. Dal materialismo dei pirati dei Caraibi alla più nobile delle quête medievali, che spinse il puro cavaliere Perceval alla ricerca del Graal. E la caccia al tesoro, nelle sue varie versioni, è ancora uno dei giochi di squadra più praticato nei campi di formazione giovanili.
Gesù indica il vero tesoro e la vera meta nel regno dei cieli: per possederlo e custodirlo vale la pena di vendere tutti i propri averi; così è anche la perla preziosa per il mercante.
La terza similitudine riprende un’immagine ricorrente nei Vangeli, che doveva essere particolarmente cara a quei discepoli, fatti apostoli da Gesù, che erano stati pescatori professionisti prima di diventare “pescatori di uomini”. Essi sapevano bene, per esperienza, che la rete raccoglie ogni genere di pesci, ma non tutto il pescato è buono e alla fine i cattivi vengono buttati via: il regno dei cieli è bellezza e bontà, ma implica un giusto giudizio perché si realizzi.
Infine, l’immagine del padrone di casa, che pure a un primo sguardo sembra interessare una categoria specifica (gli scribi) parla invece a tutti noi, che siamo padroni “a casa nostra” compiendo scelte per le nostre vite: divenendo discepoli del regno dei cieli, rendiamo prezioso il nostro tesoro con la novità degli insegnamenti di Gesù.