Negli Stati Uniti la premier Meloni ha ottenuto un riconoscimento internazionale nell’incontro con Biden, che ha apprezzato il suo chiaro sostegno all’Ucraina e alla linea della Nato (i Democratici americani hanno teso la mano al centro-destra anche per “rimediare” alla freddezza della nuova segretaria del Pd e alla “neutralità” dei Pentastellati). In Italia, tuttavia, la Meloni ha trovato i suoi ministri impantanati su tre dossier scottanti: il reddito di cittadinanza, il salario minimo, i fondi europei del PNRR.
RdC: da tempo il Governo aveva varato una legge per tagliare il Reddito di Cittadinanza istituito dal premier Conte; ma alla scadenza del provvedimento il Ministero del Lavoro e l’Inps sono apparsi impreparati e all’ultimo minuto hanno mandato le disdette, a luglio e agosto, a 250 mila persone (prive di carichi familiari con minori, anziani, fragili). Inevitabili le proteste e il disagio sociale, perché gli strumenti alternativi previsti dalla legge (corsi di formazione professionale e rete di servizi in ogni Comune) non ci sono ancora; se ne parlerà in autunno e nel frattempo chi è senza reddito si rivolgerà alla Caritas! Una dimenticanza ministeriale grave.
Salario minimo. La proposta di legge dell’opposizione (M5S, Pd, Verdi-Sinistra, Azione, Radicali) ha creato problemi al Governo perché tutti i sondaggi (vero motore dell’odierna politica) hanno segnalato il gradimento dell’opinione pubblica per una paga “minima” di 9 euro all’ora (lordi). L’Esecutivo, non potendo politicamente opporsi, ha rinviato la misura a settembre, alla riapertura delle Camere. Nel frattempo i ministeri dell’Economia e del Lavoro studieranno delle nuove proposte. Ma una misura sociale così rilevante, che riguarda tre milioni di lavoratori, non poteva essere affrontata con maggiore tempestività?
Fondi europei (PNRR). L’Italia, con il ministro Fitto, ha ottenuto da Bruxelles il via-libera al cambio dei progetti presentati dai Governi Conte e Draghi; ma ora andranno discussi nel merito e i tempi di realizzazione e finanziamento si allungano. Alle Camere il ministro ha annunciato che sono stati stralciati 16 miliardi, già destinati a interventi idro-geologici, facendo insorgere i Comuni, destinatari delle misure cancellate; il titolare del dicastero per i Fondi europei ha tentato di rassicurarli affermando che le opere saranno finanziate altrimenti, ma non ha indicato gli strumenti. Inoltre, a riguardo la Commissione tecnica della Camera ha messo le mani avanti: non ci sono fondi nel bilancio statale! Una domanda s’impone: a quasi un anno dall’insediamento può il ministro Fitto non avere un quadro preciso delle scelte da riferire in Parlamento?
Le spine di Giorgia. Su questi problemi il leader centrista Calenda aveva proposto un “patto repubblicano” tra Governo e opposizione, per scelte condivise nell’interesse del Paese. La Meloni ha rinviato il dialogo all’autunno, quando rischia di trovare un clima sociale caldo, anche perché il Prodotto Interno Lordo è in frenata.
Una forte “moral suasion” è stata messa in campo dal Presidente Mattarella per stemperare il caldo clima politico; in particolare sulla Giustizia si è posto come punto di equilibrio tra Magistratura e Parlamento (le Camere fanno le leggi, i Giudici le applicano senza interferenze). Il Quirinale ha inoltre cassato la proposta della maggioranza e di Renzi di una commissione parlamentare d’inchiesta sul Covid (chiaro l’obiettivo di colpire Conte e Speranza, all’epoca premier e ministro della Sanità); il Parlamento non può interferire sull’azione della Magistratura, che si è già pronunciata nel merito.
Complessivamente i problemi di gestione dell’attività di governo hanno rilanciato l’ipotesi di un rimpasto dell’Esecutivo, anche perché resta aperta la questione delicata della ministra Santanché, indagata dalla Procura di Milano.
“Fratelli-coltelli”. Nell’opposizione permane la concorrenza interna tra Pd e M5S, mentre i Radicali continuano nelle iniziative solitarie di “provocazione”: hanno spaccato i partiti del “campo largo” con la richiesta (negata) di autorizzare la maternità surrogata, ora candidano per il seggio senatoriale di Monza il promotore dell’eutanasia Cappato, tra l’indignazione dell’area cattolico-democratica.