(Ferdinando Zorzi)
Il Vangelo di questa domenica ci mette di fronte a una scena drammatica: Gesù rivela ai suoi discepoli la sua futura passione, morte e risurrezione. Una prospettiva che oggi, con una parola abusata nei titoli dei notiziari, definiremmo “scioccante”; infatti, provoca una netta presa di posizione da parte di Pietro e una reazione ancora più forte del Signore. «Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!» lo avverte Gesù; non sappiamo quale sia stata la reazione della “pietra” su cui Cristo ha fondato la sua Chiesa, ma possiamo riflettere su una domanda: è possibile, per un essere umano, pensare “secondo Dio” e non “secondo gli uomini”?
Gran parte della filosofia moderna risponderebbe di no: per il fatto stesso di essere uomini e dover quindi usare la ragione umana, noi non potremmo pensare “secondo Dio”. Kant teorizza che la materia della conoscenza deriva dall’esperienza, ma la forma della conoscenza è a priori: siamo perciò soggetti alla nostra stessa limitata natura. Tuttavia, è evidente che nella storia vi siano state, ed esistano tuttora, tante persone che hanno, se non pensato, almeno agito oltre ogni logica umana: essi sono i martiri, che hanno perso la loro vita per ritrovarla pienamente nel Signore.
Quello che Gesù sta chiedendo a Pietro è però ancora di più, cioè di comprendere dei veri e propri misteri della fede. E qui la filosofia razionalista si ferma, davanti a una materia che esula dal suo campo, ma qualcuno è riuscito a spingersi più avanti, come il Beato Giovanni Duns Scoto.
Questo teologo medievale, unendo alla razionalità della mente la preghiera costante e lo studio della Rivelazione, cinque secoli e mezzo prima della proclamazione del dogma, aveva dimostrato l’Immacolata Concezione di Maria, rendendo evidente come si possa, in certi casi, arrivare non solo ad agire, ma a pensare secondo Dio.