Chi sono i Santi?
Una prima risposta, sicuramente, come si dice oggi, “d’impatto”, è quella così immaginifica e drammatica offerta dall’ Apocalisse di San Giovanni (7, 9-14):
“Dopo ciò, apparve una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, razza, popolo e lingua. Tutti stavano in piedi davanti al trono e davanti all’Agnello, avvolti in vesti candide, e portavano palme nelle mani. E gridavano a gran voce:
«La salvezza appartiene al nostro Dio seduto sul trono e all’Agnello».
Allora tutti gli angeli che stavano intorno al trono e i vegliardi e i quattro esseri viventi, si inchinarono profondamente con la faccia davanti al trono e adorarono Dio dicendo:
«Amen! Lode, gloria, sapienza, azione di grazie, onore, potenza e forza al nostro Dio nei secoli dei secoli. Amen».
Uno dei vegliardi allora si rivolse a me e disse: «Quelli che sono vestiti di bianco, chi sono e donde vengono?». Gli risposi: «Signore mio, tu lo sai». E lui: «Essi sono coloro che sono passati attraverso la grande tribolazione e hanno lavato le loro vesti rendendole candide col sangue dell’Agnello”.
I Martiri, certamente sono Santi.
Ma, solo che pensiamo a come si possa declinare ulteriormente questa nozione così capace di interrogarci, appunto: “la grande tribolazione”, forse non è vietato concludere che, proprio la “tribolazione” possa raffigurare una metafora della vita, segnata dal peccato originale ed avvertendo una tensione ineludibile, mentre è sempre protesa tra il “già” dell’evento di Cristo ed il “non ancora” dell’avvento pieno del Regno.
Allora c’è una speranza di potere essere Santi anche senza subire il martirio del sangue e della carne, ma cercando di fare la volontà di Dio, assecondando una vocazione, attuando il progetto che il Padre ha per noi.
Per esempio, seguendo l’esempio della Beata Vergine Maria.
Scopriamo, così, forse con ancora maggiore aderenza al vero, il significato di un’idea: quella che ci propone una “via mariana alla Santità”, fatta di umiltà e rinuncia a sé, di adesione consapevole alla volontà di Dio.
Una santità che potrebbe dirsi alla “portata di tutti”, solo che lo vogliamo, sapendo vincere il nostro “io”, che è un idolo, esigente e bugiardo.
Una cosa tutt’altro che facile, ma in tanti ci sono riusciti: a volte ci capita di pensare a persone comuni, come magari sono state le nostre mamme e nonne, che hanno vissuto una vita così, nel nascondimento e nella rinuncia, nel sacrificio di sé, facendo della propria vita un dono: non saranno elevate agli onori degli Altari, ma quello che conta è – anche questo è il ruolo che la Chiesa riconosce nei Santi – che restano come un esempio concreto e reale, di come si possa fare la volontà di Dio.
E questi “santi minori” insegnano, così come gli appartenenti a quella “moltitudine immensa che nessuno poteva contare”, che «La salvezza appartiene al nostro Dio seduto sul trono e all’Agnello».
Proprio sull’idea di santità – oltre che sulla figura, in particolare di San Francesco d’Assisi – su ciò che i Santi insegnano all’uomo ed alla donna di ogni tempo, si è sviluppata l’omelia dell’Arciprete Don Raffaele Roffino, che ha presieduto la S.Messa di domenica 1 ottobre, in San Francesco a Rivarolo Canavese: ha concelebrato Don Luciano Bardesono, già Vice Parroco.
Si tratta, come sappiamo di San Francesco, della più antica chiesa della città ed una delle più antiche del Piemonte, consacrata al tramonto del XIII Secolo, che custodisce il prezioso affresco di Martino Spanzotti raffigurante l’Adorazione del Bambino.
Alla S.Messa è seguita la processione che si è snodata, accompagnata dalle note della Filarmonica Rivarolese, lungo alcune vie della città, prossime al Convento, contraddistinta da partecipazione e raccoglimento, significativi proprio dell’essenza più autentica di questa tradizione, cioè offrire all’intera comunità l’intercessione del Santo.
Proprio la comunità tutta, religiosa e civile, ha offerto l’immagine di un unicum coeso e concorde nel perseguire il bene comune: abbiamo cercato di rappresentare tutto questo con la videogallery che correda questo articolo.
Hanno partecipato la “Compagnia di San Francesco”, le Suore Sorelle di Maria, Stella Mattutina, gli Anziani Ospiti della Casa di Riposo, che quest’anno può festeggiare la presenza di due Signore ultracentenarie.
Non sono mancate Autorità militari (in particolare l’Arma dei Carabinieri) e civili e, tra queste, particolarmente apprezzata la presenza dell’Amministrazione Comunale, con il Comando di Polizia Locale, di Rivarolo, sempre attenta alla vita delle comunità ecclesiali e dedita ad una collaborazione non episodica con le opere sociali della Chiesa.
Infine, non si potrebbe concludere senza un ringraziamento particolare alle Priore uscenti, Piera Goffo ed Antonella Medici, ed un augurio ai Priori entranti, Maria Rosa Bongera e Michele Nastro.