Una bella festa, quella di sabato scorso, 14 ottobre, a Rivarolo Canavese, per iniziare l’anno di Catechismo, che vedrà impegnati circa 250 ragazzi, con l’assistenza di una ventina di catechisti e 70 tra Animatori ed aiuto Animatori.

Al timone di questa barca che si prepara a salpare per un anno di formazione, vita in comune, crescita nella fede, tra studio e tante iniziative ricreative, il Vice Parroco, don Antonio Luca Parisi, che sabato, dopo il pomeriggio di festa, ha celebrato la S.Messa, tenendo, naturalmente, l’omelia sulle Letture della XXVIII domenica del Tempo Ordinario che, tra le altre (Is 25, 6-10; Sal.22; Fil 4, 12-14. 19-20; Mt 22, 1-14.) propongono quel noto ed esigente brano del Vangelo di San Matteo (lo riportiamo integralmente al termine di queste righe).

Tre immagini, che a tutta prima possono apparire di non facile lettura.

Ma l’omelia ha proprio questo scopo: spiegare la Parola di Dio.

Così, si inizia il “viaggio” in questa pagina di Vangelo che forse si può comprendere meglio se si inizia della fine, con quella sentenza così netta: ”Molti sono chiamati, ma pochi gli eletti”.

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Se fossimo i registi e gli sceneggiatori di una fiction, sarebbe d’obbligo dedicare l’inquadratura di apertura – la prima immagine –  a quella sala, già preparata per una festa.

Una festa nuziale, che il re prepara per le nozze del figlio.

Una festa disertata, come sappiamo, proprio da coloro che per primi vi sono invitati.

Tanti i motivi: qualcuno di questi motivi di diserzione possiamo forse cercarlo anche in noi stessi; non siamo dell’ “umore” giusto per festeggiare.

Abbiamo altro da pensare, siamo “occupati”, come diciamo così spesso, senza forse renderci conto di quanto sia rivelatrice di significati ulteriori e bivalenti quella locuzione che allude all’occupazione di territori da parte di chi li sappia conquistare.

Chi “ci occupa”?

Il nostro cuore da chi e cosa è “occupato”, occupato a tal punto che non vi trova posto la chiamata del padre a vivere con lui, a vivere quella festa per le “nozze” del figlio?

Diciamo spesso, anche, che siamo “presi”.

Come rapiti dal Mondo.

Come si fa, in queste condizioni, a pensare di partecipare ad una festa e, per di più, una festa nuziale?

Ma il re, il Padre, non ci pensa nemmeno a rinviare le nozze.

E’ tutto pronto, è l’ora, è venuta la “pienezza dei tempi”.

Se i primi chiamati non sono degni, si vada allora (ecco il secondo “ambiente”, la seconda scena che la telecamera può inquadrare) lungo la strada, le strade, nei luoghi in cui si snoda, scorre, il fiume della vita: che non è sempre e tutto gorgogliante di acque limpide, fresche, zampillanti e pure.

Ci sono buoni, cattivi, e quelli che sono così così, quelli ai quali la vita ha presentato un conto salato.

Il Padre chiama tutti, la chiamata alla santità è per tutti, la porta è aperta, il banchetto preparato: questa volta la sala si riempie, perché ad essere aperta è non soltanto la porta di casa, ma sono aperte anche le porte dei cuori.

Ce lo ha ricordato San Giovanni Paolo II nella celeberrima omelia in occasione dell’apertura del suo pontificato. Era proprio il 22 ottobre e – come oggi, 16 ottobre, è certo d’uopo ricordarlo – nell’anno 1978 fu eletto al Soglio di Pietro.

Cosa disse, dunque, il Papa:

“Fratelli e Sorelle! Non abbiate paura di accogliere Cristo e di accettare la sua potestà!

Aiutate il Papa e tutti quanti vogliono servire Cristo e, con la potestà di Cristo, servire l’uomo e l’umanità intera!

Non abbiate paura! Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo!

Alla sua salvatrice potestà aprite i confini degli Stati, i sistemi economici come quelli politici, i vasti campi di cultura, di civiltà, di sviluppo. Non abbiate paura! Cristo sa “cosa è dentro l’uomo”. Solo lui lo sa”!

Parlò a voce alta ad un mondo che forse non era preparato, a sentire parole così, certo non se le attendeva, ma ad un mondo che non aveva bisogno d’altro, se non di parole così.

Chi ricorda quei momenti ricorda un’emozione intensa, la rivelazione di un orizzonte nuovo.

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Dunque, in quella sala, così come tra coloro che furono folgorati dalle parole del Papa in quel 22 ottobre 1978 non ci furono santi: ci furono uomini e donne con i limiti e – come si dice oggi – fragilità della condizione umana.

Ma ci furono uomini e donne che, dalla strada, avevano scelto di aderire ad un invito che aveva saputo raggiungere il loro cuore.

Avevano aperto – anzi, spalancato – quella porta.

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Dunque, perché la sorte di quell’infelice, destinato ad essere smascherato, gettato là dove è pianto e stridor di denti?

E siamo alla terza scena, che fissa quell’abito che non c’è.

Perché nella sala preparata per la festa delle nozze di quel così unico Figlio, anche coloro che vengono dalla strada hanno scelto di “cambiare abito”, cambiare costumi, essere uomini e donne nuovi.

Che, sappiamo bene, non necessariamente significa riuscirci subito, né riuscirci sempre. Ma significa che la scelta è quella: cambiare, convertirsi, non certo per compiere una sorta di “inversione a U” della nostra vita, ma per tentare una trasformazione, autentica, profonda.

Per conformare la nostra vita a Cristo.

Chi è in sala senza essersi “cambiato d’abito”, senza avere indossato l’abito “nuovo”, senza avere scelto la via nuova, con umiltà e consapevolezza del proprio limite, ma senza riserve, può solo vivere una partecipazione priva di costrutto. Non può avere parole di verità.

E forse è proprio per questo che quell’ospite che pare – se è lecito il termine – un “imbucato”, ammutolisce.

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Le fotografie che vediamo in questa pagina raccontano di un pomeriggio trascorso quasi come un presagio dei tanti giorni che bambini e ragazzi vivranno insieme ai Catechisti, agli Animatori ed aiuto Animatori: oltre allo studio, la preparazione delle scenette, giochi di squadra, un po’ di musica, anche la merenda (ancora un grazie ai Volontari).

L’esperienza del Catechismo è tutto questo, perché è un’esperienza di vita in comune, di fede e crescita nella fede.

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Ma ecco la pagina di Vangelo della domenica appena trascorsa.

Mt 22, 1-14
Dal Vangelo secondo San Matteo

In quel tempo, Gesù, riprese a parlare con parabole [ai capi dei sacerdoti e ai farisei] e disse:
“Il regno dei cieli è simile a un re, che fece una festa di nozze per suo figlio. Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non volevano venire.
Mandò di nuovo altri servi con quest’ordine: Dite agli invitati: “Ecco, ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi e tutto è pronto; venite alle nozze!”. Ma quelli non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. Allora il re si indignò: mandò le sue truppe, fece uccidere quegli assassini e diede alle fiamme la loro città.
Poi disse ai suoi servi: “La festa di nozze è pronta, ma gli invitati non erano degni; andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze”. Usciti per le strade, quei servi radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni, e la sala delle nozze si riempì di commensali.
Il re entrò per vedere i commensali e lì scorse un uomo che non indossava l’abito nuziale. Gli disse: “Amico, come mai sei entrato qui senza l’abito nuziale?”. Quello ammutolì. Allora il re ordinò ai servi: “Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”.
Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti”.

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