(elisabetta acide) – Giovani, bambini , genitori , adulti, anziani, amici… un pomeriggio insieme , in oratorio , per “ far festa”, dopo la celebrazione della S.Messa .
L’ occasione, nella giornata nella quale si ricorda il Papa dei giovani, San Giovanni Paolo II, che proprio ai giovani, dedicava quelle parole: “fate della vostra vita un capolavoro”.
L’ occasione era duplice: il primo “compleanno” del gruppo parrocchiale “IMatot” e l’ avvio dei gruppi di catechismo per bambini e ragazzi.
Quale occasione migliore per ridare speranza e gioia alla comunità parrocchiale: aprire le porte ai giovani perché possano “aprire le Porte a Cristo” (Cit. Giovanni Paolo II, omelia del 22 ottobre 1978).
La torta preparata con il simbolo delle mani che è presente sul logo del gruppo parrocchiale: tante mani, tante identità, caratteristiche… insieme nella comunità
Aprire le porte… Quelle porte del loro cuore, della loro vita, come il canto che farà da Leti motiv dell’ anno catechistico: “io ci sto: con la faccia, con la testa, con il cuore, per aprire la vita e rendere l’ esistenza più “ricca””.
Una gioia che certo non può dimenticare la situazione drammatica dei conflitti in medio oriente in Europa e in molte parti del mondo, ma lo sappiamo la gioia è anche portatrice di pace e di speranza, e il cristiano è l’ uomo della speranza.
L’ impegno assunto da catechisti e bambini, ma anche dai giovani e adulti nella comunità, insieme è di chiedere al Signore di renderci tutti strumenti di pace, nella comunità, nelle famiglie .
Una torta meravigliosa, decorata con quelle mani segno e simbolo di unità, di cooperazione, di diversità che fanno la bellezza delle persone, ognuno con i propri doni e carismi a sevizio della comunità parrocchiale.
Il gruppo dei giovani per quest’ anno ha animato molte attività ed è stato segno di aggregazione e di comunità .
Un anno fa venivano inaugurate le attività proprio nella giornata del 18 ottobre 2022, con la caccia al tesoro per le vie del Borgo, evento che ha coinvolto e fatto divertire adulti e bambini, oggi con la festa di autunno promette ancora molto impegno (alcuni eventi e attività parrocchiali sono già in cantiere) .
Ecco il ricordo di quella bella esperienza, con il nostro articolo dell’anno scorso – clicca qui – .
Essere “capaci di amore”, ecco la grande “sfida” per questo anno pastorale parrocchiale che tutti si apprestano a vivere : non basta camminare insieme, occorre insieme, Imparare ad amare con carità, ad accompagnare i giovani, i bambini, le famiglie, gli anziani, le persone sole …come vite e tralci, come quel “Compagno di viaggio” che sarà il modello dei passi che saranno percorsi insieme, da tutti i gruppi parrocchiali, per una autentica “ via verso Dio, con Cristo”.
Il messaggio lanciato dal parroco durante l’ omelia è’ stato proprio questo : fare della propria vita un capolavoro , di quell’ immagine di Dio che è l’uomo, che ridà la propria vita al suo Creatore, non deturpata, da dignitosa e gioiosa.
Don Valerio D’ Amico, il parroco, ricorda che che non si “inizia” il catechismo, né si “finisce”, ma è bello ritrovarsi e “fare festa” insieme, per rinnovare l’impegno della comunità alla catechesi.
Proprio nel 2023 abbiamo “inaugurato” una formazione permanente per gli adulti che dura 10 mesi, a sottolineare che tutti sono “chiamati” alla catechesi e tutti, nella comunità, sono “catechisti” perché la fede va testimoniata nella quotidianità, nella vita, in continuità, non a inizio e fine di una tappa, di una vita, di un “evento”, di un percorso.
Nel rinnovare il mandato ai catechisti, il parroco chiede l’ impegno della comunità a sostenere famiglie e catechisti nell’ educazione cristiana.
La festa è una occasione bella, perché “festa”, è comunità, è incontro: il cristiano è l’uomo della gioia e della festa.
Se la vita ha una dimensione unitaria e se il messaggio della fede si deve incarnare nella realtà della vita, la festa cristiana deve essere letta nella continuità di valori della vita e deve continuamente farsi carne nella festa dell’uomo, senza questa osmosi ci situiamo su binari paralleli e Cristo non sarà mai significativo per le feste della vita.
Ecco perché “facciamo festa” (ed a Borgo Revel, dobbiamo riconoscerlo le feste ci vengono “bene”) il processo di relazione tra le due esperienze deve assumere il significato del “dare” e “del ricevere”in questo scambio vicendevole, le feste umane sono anche quelle cristiane, perché la festa cristiana, assicura la pienezza dei valori vissuti nella festa umana; appare quasi uno sbocco che dà senso definitivo alla gioia e alla speranza dell’uomo.
Facciamo festa, come quel re che chiama banchetto, facciamo festa, come quegli amici che invitano Gesù nella loro casa, come Zaccheo che lo ospita a pranzo, o come quel pranzo di nozze a Cana di Galilea…
Facciamo festa perché l’evento cristiano è una “festa”, e senza fede, non c’è “festa”, senza speranza non c’è festa, senza carità non c’è festa.
Dio è con noi nella festa, Dio è con noi nella vita.
La nostra “Festa” è iniziata con la celebrazione dell’Eucaristia, la festa quotidiana, la festa domenicale, viva e vitale.
Dal punto di vista antropologico, festa è un evento importante e centrale da vivere, per il bisogno di ritrovarsi insieme per celebrarlo con gioia .
Questi due valori sono compresenti nella domenica cristiana: “Essa infatti trae origine dalla Risurrezione, evento tanto decisivo da meritare di essere commemorato e celebrato ogni settimana” (Didascalia degli Apostoli V,20,n.15)
Bello vedere bambini, giovani, ragazzi “in festa”, che “trascinano” con il loro entusiasmo gli adulti, i ragazzi e i giovani hanno la festa nel DNA ( in realtà anche qualche adulto) , ecco perché vogliamo “essere festa” come comunità parrocchiale.
La festa è un momento privilegiato di crescita della comunità, perché impegna tutti su tutti i piani: si intensificano i rapporti interpersonali, aumenta la collaborazione e la corresponsabilità ( almeno così dovrebbe essere) in quanto tutti si sentono protagonisti; si esprimono potenzialità inespresse, capacità e doti di tutti; ci si rivela nel profondo di se stessi con le proprie risorse di creatività e di autenticità; ci si arricchisce sul piano religioso.
Non so se è stato notato, ma la ricchezza delle feste della nostra comunità parrocchiale è proprio questa: ogni momento di festa ha come momento iniziale l’incontro con Dio nella preghiera e nella Eucaristia.
Tutto in continuità: dalla festa della Chiesa alla festa del “prato” per allargarsi alla “festa della vita”.
L’impegno della comunità in questo anno pastorale è proprio questo: collaborare e cooperare con tutti i gruppi parrocchiali, perché la “festa” diventi sempre più la “festa del dono” che i cristiani portano in missione: annunciare che Gesù è il Signore della vita, il vero senso della storia.
Con lui possiamo far festa.
Sempre.
In occasione della particolare festa, don Valerio ha portato a Borgo Revel la reliquia di primo grado di Giovanni Paolo II, custodita di solito nella teca presso il santuario della Madonnina di Verolengo.
Il “Papa dei giovani” benedica e protegga la comunità e tutti i suoi ragazzi e bambini, il suo carisma sia lo stimolo per i catechisti ed educatori, che oggi hanno ricevuto il “ mandato”: “Cari giovani, nulla vi accontenti che stia al di sotto dei più alti ideali! Non lasciatevi scoraggiare da coloro che, delusi dalla vita, sono diventati sordi ai desideri più profondi e più autentici del loro cuore. Avete ragione di non rassegnarvi a divertimenti insipidi, a mode passeggere ed a progetti riduttivi”. (Giovanni Paolo II, 2001).
A tutti nella comunità il compito di “ passare il testimone” ai giovani, affinché i loro desideri, i loro sogni, siamo prospettiva di un futuro di speranza.