Nella sua lettera ai Colossesi San Paolo si rivolge a Luca, autore di un vangelo e degli Atti degli apostoli, chiamandolo “Caro medico”.

Nel suo vangelo si racconta, con ricchezza di termini e vivide immagini, la preferenza di Gesù per gli ammalati e i sofferenti, per i poveri e gli oppressi. Luca ci presenta anche il suo stupore per la semplicità di cuore delle donne che seguono Gesù.

In occasione della festa di San Luca a Duno, un piccolissimo paese della Valcuvia, a nord di Varese, si è svolta una commovente funzione nel Tempio Votivo dei Medici d’Italia. Consacrato nel 1938, secondo le intenzioni del fondatore don Carlo Cambiano, il santuario celebra la nobiltà della professione medica. Da esso si accede ad un Sacrario a pareti circolari sulle quali sono incisi i nomi dei medici che hanno dato la vita per la patria e per l’umanità, vittime del dovere, della violenza, della malattia.

Dal 2003 l’Ordine dei Medici di Varese ha ripreso la tradizione di ricordare con una solenne Messa i colleghi scomparsi con onore sul campo, per ravvivare i valori della professione. Quest’anno è stato ricordato il medico e missionario Giuseppe Ambrosoli, deceduto mentre si prodigava per i malati nel nord Uganda, nel pieno di una guerriglia che aveva investito anche l’ospedale da lui fondato. Proclamato beato lo scorso 20 novembre, ora il suo nome si aggiunge alla lunga lista dei 381 medici morti per la pandemia e ai tantissimi caduti nelle guerre mondiali o per epidemie.

Sono rimasto commosso nel trovare, su queste lapidi, alcune figure che hanno segnato la mia vita personale e professionale: Carlo Urbani, il medico della Sars; Maria Bonino di Biella, uccisa in Angola dal virus di Marburg; Piero Corti da Besana in Brianza e la canadese Lucille Teasdale, contagiata in sala operatoria e vittima dell’AIDS.

Dietro all’altare, nel bel mosaico che rappresenta medici santi con l’arcangelo della salute Raffaele, compare una scritta: “S. Medicus Ignotus”. Ci ricorda i medici ignoti, scomparsi in silenzio, senza che ce ne accorgessimo. Come tanti colleghi che perdono la vita nelle guerre e nei bombardamenti che travagliano i nostri drammatici tempi.

“Il Signore ha disposto che uno dei quattro evangelisti, San Luca, fosse un medico, per nobilitare l’intera classe dei medici, e per dimostrare quanto sia preziosa la soda scienza quando si unisce alla pietà, che è appunto il farmaco dell’anima” (card. Ildefonso Schuster)