Tanti sacerdoti, vicini e lontani, sono attivi sul fronte dell’impegno con i giovani e per i giovani, anche per tirarli fuori da situazioni di pericolo e di disagio, che oggi sono particolarmente presenti.
Sacerdoti e giovani oggi sono sovente protagonisti della vita nelle nostre città e paesi; il sacerdote è spesso figura di riferimento per i giovani, accompagnamento per le loro famiglie, collante col mondo della scuola, dello sport, dell’associazionismo.
Il sostegno ai preti attraverso le donazioni alla Chiesa cattolica, il loro sostentamento attraverso le nostre offerte permettono di fare molto, anzi, sempre di più a beneficio delle comunità.
Dell’impegno per i giovani abbiamo parlato con don Davide Smiderle, classe 1975, conosciutissimo parroco di Santa Maria Assunta di Chivasso.
Don Davide, che quadro si è fatto dei giovani di oggi nella sua parrocchia?
Direi un quadro poliedrico dove si stabiliscono rapporti e attività diverse anche in base alla loro età. I più piccoli frequentano l’oratorio, il catechismo, le attività, partecipano alle celebrazioni religiose, e con loro si lavora decisamente bene perché sono disponibili anche durante il tempo estivo con le diverse iniziative qui in parrocchia e in campeggio. Insomma, c’è tempo e continuità per lavorare con loro. Per quanto riguarda i più grandi, impegnati nel servizio in parrocchia, con loro facciamo un cammino, costante, settimanale per toccare tutto ciò che ha a che fare con l’annuncio del vangelo.
E lei come prete che idee, energie, tempi riesce a dedicare ai giovani per aiutarli a crescere e ad accostarsi al Vangelo e alla fede?
Sono molte le energie che i giovani richiedono. Certamente sono giovani inseriti nel contesto odierno, quindi non diversi dagli altri, sono giovani che poi fanno sport, vanno all’università, a scuola, frequentano le amicizie… e i tempi miei sono legati anche molto alle loro attività di giovani impegnati. Tuttavia con loro si fa anche un bel cammino di crescita umana e spirituale…
Che cosa chiedono i giovani di oggi a lei in quanto prete, alla parrocchia, alla Chiesa?
Sostanzialmente chiedono di essere ascoltati. È questo anche un tempo di discernimento, di ascolto delle loro preoccupazioni, delle loro ansie, di condivisione delle loro attività. E c’è chi chiede di approfondire tematiche, non solo ecclesiali, ma di vita quotidiana. Un bel confronto c’è sempre davanti alla opportunità di cercare di incarnare il Vangelo nella loro vita.
I sacerdoti diminuiscono di numero. Che ruolo si apre per i laici nel lavoro con i giovani?
Dobbiamo investire molto sulla formazione dei laici, questo è molto importante. Io credo che uno dei compiti, delle sfide della Chiesa oggi, soprattutto di noi sacerdoti, è la formazione dei laici. E in modo particolare se si parla di giovani educatori, che sappiano educare le nuove generazioni.
C’è un progetto per andare a cercare i giovani che dalla parrocchia e dalla Chiesa sono?
Credo che la cosa più importante sia una testimonianza autentica della trasmissione del Vangelo; tutto parte dalla testimonianza di noi adulti, e poi dobbiamo vincere ogni forma di scoraggiamento davanti anche a numeri esigui. La cosa più importante è quella di non scoraggiarsi nell’annunciare il Vangelo e nell’incarnarlo in questa realtà che tutti viviamo.
c.m.z.
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Redazione Web