Si completa, nell’odierna catechesi affidata al web dal Vescovo di Ivrea, Mons. Edoardo Aldo Cerrato, il dittico composto da due mirabili affreschi offerti dalla Sacra Scrittura.
Sul primo il Presule si era già intrattenuto nel messaggio alla Diocesi.
Vi è tratteggiata la figura di quella vedova povera, che dona al tempio tutto ciò che ha per vivere (Lc 21, 1-4 e Mc 12, 41-44)
Esempio di quella vocazione alla rinuncia amata da Dio.
Oggi contempliamo, invece, il (forse) non altrettanto celebre passo dell’Antico Testamento, di cui parla il Primo Libro dei Re, al Capitolo 17: siamo in compagnia del Profeta Elia; sul suo cammino il Padre ha preparato l’incontro con un’altra vedova, anch’ella povera, persino rassegnata ad una sorte ingrata, disperata e che, tuttavia, si fida e non esita a sacrificare i pochi grammi di ingredienti rimasti nella dispensa vuota, per sostenere la vita e la missione dell’uomo di Dio.
L’intero capitolo è riproposto al termine di queste righe, in tutta la sua esigente eloquenza: quasi fossimo a nostra volta interrogati per avere da noi una risposta altrettanto chiara.
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Soprattutto il brano veterotestamentario pare provvidenzialmente intrecciarsi con la Parola oggi proposta dal Lezionario, che sembra giungere appositamente a dire, all’uomo ed alla donna di ogni tempo, che si trovi alle prese con uno dei molti momenti di scoraggiamento di cui l’umana vicenda è punteggiata: coraggio, non abbatterti.
Si inizia con il Profeta Isaia (40, 25-31) che è chiaro e non mendace:
“Egli dà forza allo stanco
e moltiplica il vigore allo spossato.
Anche i giovani faticano e si stancano,
gli adulti inciampano e cadono;
ma quanti sperano nel Signore riacquistano forza,
mettono ali come aquile,
corrono senza affannarsi,
camminano senza stancarsi”.
Si continua con il Salmo 102:
”Egli (…)
guarisce tutte le tue infermità,
salva dalla fossa la tua vita,
ti circonda di bontà e misericordia”.
Per parlare ancora più chiaro, direttamente con la voce di Gesù (Mt 11,28-30):
“Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita”.
Un ristoro per la nostra vita, che pare assicurare sollievo già in questo mondo, non soltanto suscitare una sicura speranza per la vita futura.
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Ma ora ascoltiamo, in questo cammino d’Avvento, la parola del Vescovo.
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1Re 17
1 Elia, il Tisbita, uno degli abitanti di Gàlaad, disse ad Acab: «Per la vita del Signore, Dio di Israele, alla cui presenza io sto, in questi anni non ci sarà né rugiada né pioggia, se non quando lo dirò io».
2 A lui fu rivolta questa parola del Signore: 3 «Vattene di qui, dirigiti verso oriente; nasconditi presso il torrente Cherit, che è a oriente del Giordano. 4 Ivi berrai al torrente e i corvi per mio comando ti porteranno il tuo cibo». 5 Egli eseguì l’ordine del Signore; andò a stabilirsi sul torrente Cherit, che è a oriente del Giordano. 6 I corvi gli portavano pane al mattino e carne alla sera; egli beveva al torrente.
7 Dopo alcuni giorni il torrente si seccò, perché non pioveva sulla regione. 8 Il Signore parlò a lui e disse:
9 «Alzati, va’ in Zarepta di Sidòne e ivi stabilisciti. Ecco io ho dato ordine a una vedova di là per il tuo cibo». 10 Egli si alzò e andò a Zarepta. Entrato nella porta della città, ecco una vedova raccoglieva la legna. La chiamò e le disse: «Prendimi un po’ d’acqua in un vaso perché io possa bere». 11 Mentre quella andava a prenderla, le gridò: «Prendimi anche un pezzo di pane». 12 Quella rispose: «Per la vita del Signore tuo Dio, non ho nulla di cotto, ma solo un pugno di farina nella giara e un po’ di olio nell’orcio; ora raccolgo due pezzi di legna, dopo andrò a cuocerla per me e per mio figlio: la mangeremo e poi moriremo». 13 Elia le disse: «Non temere; su, fa’ come hai detto, ma prepara prima una piccola focaccia per me e portamela; quindi ne preparerai per te e per tuo figlio, 14 poiché dice il Signore: La farina della giara non si esaurirà e l’orcio dell’olio non si svuoterà finché il Signore non farà piovere sulla terra». 15 Quella andò e fece come aveva detto Elia. Mangiarono essa, lui e il figlio di lei per diversi giorni. 16 La farina della giara non venne meno e l’orcio dell’olio non diminuì, secondo la parola che il Signore aveva pronunziata per mezzo di Elia.
17 In seguito il figlio della padrona di casa si ammalò. La sua malattia era molto grave, tanto che rimase senza respiro. 18 Essa allora disse a Elia: «Che c’è fra me e te, o uomo di Dio? Sei venuto da me per rinnovare il ricordo della mia iniquità e per uccidermi il figlio?». 19 Elia le disse: «Dammi tuo figlio». Glielo prese dal seno, lo portò al piano di sopra, dove abitava, e lo stese sul letto. 20 Quindi invocò il Signore: «Signore mio Dio, forse farai del male a questa vedova che mi ospita, tanto da farle morire il figlio?». 21 Si distese tre volte sul bambino e invocò il Signore: «Signore Dio mio, l’anima del fanciullo torni nel suo corpo». 22 Il Signore ascoltò il grido di Elia; l’anima del bambino tornò nel suo corpo e quegli riprese a vivere. 23 Elia prese il bambino, lo portò al piano terreno e lo consegnò alla madre. Elia disse: «Guarda! Tuo figlio vive». 24 La donna disse a Elia: «Ora so che tu sei uomo di Dio e che la vera parola del Signore è sulla tua bocca».