Natale è alle porte, ed è la cosa più importante, con gli stravolgimenti atmosferici che fanno apprezzare temperature non sempre rigide. Con i panettoni in bella vista sugli scaffali dei supermercati già ad ottobre c’è il rischio di confondersi; lo stesso vale con le offerte speciali per gli acquisti di novembre e il bombardamento pubblicitario continuo in televisione. E si rischia di confondersi ancora di più se si perde il senso del Natale, cosa che sta puntualmente avvenendo.
Persino Babbo Natale, ormai stereotipato (di cui scriviamo ampiamente nell’editoriale), ha perso il suo significato originario e genuino, semmai ne avesse avuto uno. Se proprio vogliamo dire bene di Babbo Natale, per farlo rientrare nei canoni giusti, possiamo immaginare che dietro la barba bianca ci sia il senso di un padre magnanimo che riconosce tutto ciò che di buono ha realizzato un figlio; il senso del perdono e dell’abbraccio, della speranza per il futuro, della promessa per un nuovo anno. C’è quel concetto che parla di offrire una seconda possibilità, ma poi anche una terza e una quarta fino all’infinito, perché ad ogni essere umano dovrebbe essere riconosciuta la possibilità di sbagliare e di rimediare.
Il senso del Natale non può essere nel pensare che tutto questo viene garantito da un corpulento signore straniero che abita lontano lontano. Il senso del Natale sta nella sorpresa di scoprire che le capacità di riflessione, di lungimiranza, di bontà, ci appartengono come sono appartenute a chi si è preso cura di noi sin da bambini, che è stato presente nella nostra crescita, che appartiene alla famiglia, e che, per molti, si riconosce dietro lo sguardo dolce di un genitore.
E se i genitori non ci sono più, negli occhi di chi condivide il nostro cammino, di chi si incontra per la strada e con cui si dovrebbero scambiare gli auguri di Buon Natale e rinnovarsi implicitamente la promessa che ci si accetta profondamente e reciprocamente, che ci si rispetta e che ci si aiuta per diventare persone migliori.
D’altro canto è questo quello che dovrebbe scoprire un bambino che comprende che i doni della notte di Natale li hanno acquistati i genitori riconoscendogli le buone azioni fatte, e per incoraggiarlo ad avere una disposizione d’animo e di comportamento sempre migliore. Se un bambino comprende questa corrispondenza, questo legame, sarà in grado di restituirlo e potrà, da grande, ricondividere la gioia della festa di Natale.
La corsa agli acquisti, lo stress che si vive per il caos del traffico e dell’atavica mancanza di tempo, allontanano dal senso della festa più bella dell’anno, quella che ci permette di andare oltre, di camminare nella luce e nella certezza che il Natale, quella nascita, come ogni nascita è sempre un miracolo. Anche oggi possiamo scegliere di vedere in chi ci sta accanto quel miracolo della nascita e guardare con occhi nuovi chi ci accompagna. Possiamo decidere di donare parole buone e di incoraggiamento, possiamo accogliere con un sorriso, sedersi e ascoltare con il cuore.
Possiamo tornare alla semplicità per ritrovare l’essenziale che non ci fa mancare nulla. Scoprire e riscoprire l’origine e l’originalità del Natale perché festa vera sia!