(elisabetta acide) – “Fedeli alla Chiesa come ad una madre amorevole…” la preghiera citata dal Vescovo: amare la Chiesa è vivere ciò che essa è, verso la Trinità divina cammina nel tempo.
Il Vescovo Edoardo parteciperà con i Vescovi del Piemonte e della Valle d’Aosta alla visita ad limina, occasione preziosa per favorire la carità, la fede, l’unità.
Primi ad essere ricevuti dal Santo Padre, in questo anno 2024, saranno i vescovi del Piemonte e della Valle d’Aosta, ospiti a Roma dal 22 al 27 gennaio.
L’ultima visita “ad limina” della Conferenza episcopale piemontese è avvenuta nel maggio del 2013.
La “visita alle soglie” degli Apostoli, per “incontrare” la Chiesa e rafforzare l’unità e la fedeltà e vivere la “collegialità” di una Chiesa che, non dimentichiamo, è “Una, Santa, Cattolica, Apostolica”.
Una “definizione” che dovremmo sempre ricordare: Una, corpo mistico del Signore, che si compone di un capo e delle sue membra che svolgono funzioni e cercano di conformarsi in esso; voluta da Colui che è il tre volte Santo; Cattolica, perché cerca l’unità di tutto il genere umano nella fratellanza e nella comunione; Apostolica, fedele alla tradizione che ci è stata trasmessa dagli Apostoli.
Il termine apostolo deriva dall’aramaico saliah (שליח), che sarebbe il plenipotenziario, ma che in greco venne tradotto Apostolòs (απόστολος), ovvero inviato.
Inviati e convocati.
Un atto per “il bene della propria diocesi…”: incontro con il Papa, successore di Pietro, ma anche preghiera sulla tomba dell’apostolo successore di Cristo, e incontri con i Dicasteri della Curia Romana.
Ricordiamo che la visita ‘ad limina apostolorum’ è una forma di pellegrinaggio e prassi antica della Chiesa (ne troviamo tracce in una lettera indirizzata al Papa dal Concilio di Sardica del 343).
Legata al culto delle reliquie degli apostoli Pietro e Paolo, ricordiamo come Papa Zaccaria (741-752) è il primo Pontefice a raccomandarla in modo obbligatorio ai vescovi nel sinodo romano del 743.
Dal 1234 la visita ‘ad limina’ per disposizione di papa Gregorio IX viene richiesta a tutti i vescovi, con frequenza proporzionata alla distanza delle rispettive Diocesi da Roma, che accanto all’incontro con il Pontefice e il pellegrinaggio alle tombe degli apostoli, fissa il “contenuto della visita”, ovvero la presentazione dello ‘status’ della chiesa particolare.
Con la bolla Romanus pontifex di Papa Sisto V, il 20 dicembre 1587, il Vescovo si deve recare a Roma ogni tre anni (almeno per le diocesi italiane, attualmente ogni 5 anni), come leggiamo Codice Diritto Canonico cc. 399 e 400 rafforzando, attraverso la visita al Successore di Pietro e alle tombe dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, pastori e colonne della Chiesa Romana, la loro responsabilità di successori degli apostoli (Congregazione per i Vescovi, Direttorio per la visita ‘ad limina’).
Importante il “resoconto” dei Vescovi, per conoscere e far conoscere “la vita” delle diocesi, per cogliere complessità e storia, diversità, problemi e prospettive in chiave diacronica e sincronica e offrire il “quadro d’insieme” della Chiesa, alla Chiesa.
Ricordiamo come San Giovanni Paolo II, nell’ Angelus del 9 settembre 1979, spiegava così il senso della visita ad limina: «Attraverso la loro visita alla Sede degli apostoli [i vescovi” esprimono il legame con Pietro, che unisce la Chiesa su tutta la terra. Venendo a Roma ogni cinque anni, portano qui, in un certo senso, tutte le Chiese, cioè le diocesi che, tramite il loro ministero episcopale e nello stesso tempo tramite l’unione con la Sede di Pietro, si mantengono nella comunità cattolica della Chiesa universale. Insieme alla loro visita alla Sede apostolica i vescovi portano a Roma anche le notizie sulla vita delle Chiese di cui sono i pastori, sul progresso dell’opera di evangelizzazione, sulle gioie e le difficoltà degli uomini e dei popoli tra i quali essi compiono la loro missione».
Attualmente una “traccia”, aiuta i Vescovi nella redazione della relazione, secondo indicazioni, che nel corso del tempo (per citare alcuni interventi Gregorio XIII, Benedetto XIII e Benedetto XIV), via via si sono sempre più affinate e consolidate: uno schema ideale prevede (anche se l’ordine non è rispettato nella sequenza) nascita e sviluppo della diocesi, la diocesi, amministrazione della medesima (vicario e responsabili diocesani), cattedrale e residenza episcopale, capitolo della cattedrale, collegiate, monasteri maschili e femminili, fondazioni religiose, pia loca e confraternite, parrocchie, fedeli, clero, azione episcopale, residenza e attività pastorale (sinodi, visite, clero, liturgia, seminario e scuole e simili. Breve storia della diocesi e dello stesso Vescovo, analisi del territorio… Nulla sfugge nella relazione al controllo episcopale, oggetto di un discorso di chi dovrebbe conoscere bene la realtà diocesana da un punto di osservazione eccezionale, quello dello “sguardo pastorale”.
Lo “sguardo pastorale”, al di là degli aspetti “burocratici” credo sia la “buona pratica”, un modo, non solo di fare una “radiografia” della Chiesa (a volte anche necessaria come punto di osservazione per coglierne le caratteristiche storiche del tempo), ma preziosa occasione di analisi e “ripensamento”, appuntamento “straordinario” (non come eccezionale, e fuori ordinario, ma come occasione preziosa) di una Chiesa in dialogo ed in cammino.
Ricordiamo, dunque la preziosa occasione per i Vescovi piemontesi e per il nostro Vescovo Mons Edoardo, ed accompagniamo con la preghiera, questo suo pellegrinaggio, questa sua esperienza privilegiata di comunione pastorale e speriamo non occasione di “assolvimento burocratico giuridico-amministrativo”, ma scambio prezioso di e fonte di dialogo, arricchimento personale e per la Regione Episcopale Piemontese.
Leggiamo in San Paolo “In seguito, tre anni dopo, salii a Gerusalemme per andare a conoscere Cefa e rimasi presso di lui quindici giorni”. In questo versetto, tratto dalla lettera ai Galati (1,18), San Paolo evidenzia, in embrione, lo spirito della Visita ad Limina Apostolorum.
Egli avverte anche l’opportunità di confermare queste notizie sottolineando il carattere di sincera autorevolezza e “normalità” di questi incontri, sottolineando nella lettera citata, come sia importante, da subito, la “complementarietà” alla missione degli Apostoli.
I Vescovi chiederanno al Papa di “confermarli nella fede”, come Gesù stesso aveva indicato parlando a Pietro: “Simone, Simone, ecco: satana vi cercato per vagliarvi come il grano; ma io ho pregato per te, perché la tua fede non venga meno. E tu, una volta convertito, conferma i tuoi fratelli” (Lc 22,31-32).
Preghiamo dunque per tutti i Vescovi “chiamati” dal Santo Padre, perché il loro pellegrinaggio sia autentico momento di servizio e di carità e nel servizio alle Chiese particolari loro assegnate, in comunione con la Sede Apostolica, e ricordiamo con una particolare richiesta di invocazione per la loro attività: il rafforzamento della loro responsabilità di successori degli Apostoli e della comunione gerarchica con il Successore di Pietro sia sempre la loro ispirazione nella guida loro affidata, il Signore benedica la Chiesa e l’ accompagni Maria Santissima, madre della Chiesa.