(elisabetta acide) – Tradizionale e sempre sentita festa di Sant’Antonio Abate (ricordato dal calendario liturgico il giorno 17 gennaio), a Borgo Revel, celebrata domenica 21 gennaio e dedicata al mondo agricolo con la benedizione dei trattori e degli animali. La giornata è iniziata con la consueta sfilata dei trattori che hanno raggiunto per l’occasione della s Messa domenicale delle ore 9,00, piazza s. Giuseppe Cottolengo antistante la chiesa parrocchiale di Santa Anna, patrona della frazione e della parrocchia.
Qualche mezzo agricolo, alcuni modernissimi, altri datati e storici, appartenenti agli abitanti che ancora, nella frazione, con passione, si dedicano alla professione di agricoltori e coltivatori e gatti, cani, in attesa della consueta benedizione impartita dal parroco al termine della funzione religiosa.
Una giornata di festa, di aggregazione e di ringraziamento, proprio per i lavori nel settore agricolo, un settore primario e fondamentale per la sussistenza dell’intera umanità.
Per sottolineare la particolare forma di devozione e il ringraziamento, di consueto, in Chiesa parrocchiale, con la particolare cura che caratterizza la frazione, sempre attenta a mantenere decoro e sottolineare con gli allestimenti le celebrazioni liturgiche, situata davanti all’altare, il cesto delle primizie del suolo e della terra, in segno di offerta.
Le offerte, donate dai lavoratori agricoli alla parrocchia, saranno donate dal parroco alle famiglie bisognose della frazione ed allieteranno le mense in segno di solidarietà.
La mensa d’altare era decorata, con i simboli eucaristici ed i fiori freschi che simboleggiano il tripudio della natura e l’offerta del pane e del vino.
Ricordiamo S. Antonio Abate, monaco anacoreta che ha fatto della preghiera, del silenzio, della penitenza e del digiuno, la sua scelta di vita e il rito antichissimo che si tramanda nei secoli in segno di protezione e ringraziamento nei confronti del santo, considerato il protettore degli animali e del lavoro contadino, di chiedere la benedizione per coloro che lavorano nel campo agricolo, dei loro mezzi e degli animali a colui che è riconosciuto protettore delle stalle, degli animali domestici, ma innanzitutto amico fedele di chi accudisce il bestiame e lavora la terra. Proprio nel nostro territorio spesso raffigurato, accanto alle rappresentazione tipiche dell’iconografica classica a lui caratteristica, anche con il fuoco, in quanto, spesso si invocava sulla casa e sul fienile ( tipico delle case contadine piemontesi), la sua protezione anti-incendio.
Modello, dunque del perfetto cristiano, a cui tutti, con semplicità, dovremmo tendere: Antonio ci sia esempio di vita umile e improntata sui valori evangelici, perché, non dimentichiamo, la giustizia sociale, ha come primo “gradino” il lavoro quotidiano del “guadagnarsi il pane con il sudore della fronte” e questo si accompagna con l’esercizio di quelle virtù e di quei valori che possono fare di ogni persona cristiani e cittadini che lavorano per il bene comune in modo autentico e generoso.
Giornata di preghiera, dunque e di ringraziamento. L’iniziativa vuole rinnovare un’antica tradizione e augurare un proficuo anno nuovo agli agricoltori del territorio della frazione.
Abituati a trovare in luccicanti esercizi commerciali tutto a disposizione, forse ci dimentichiamo che, chi si dedica al lavoro agricolo più forse di ogni altra professione, si dedica in tutti i 365 giorni che compongono un anno solare (e quest’anno 366) e corrispondono alle notti, agli animali che necessitano delle cure quotidiane, alle mucche che devono essere munte anche più volte al giorno, a dar da mangiare al bestiame, pulire le stalle e caricarsi sulle spalle gli imprevisti quotidiani, non delegabili e non dilatabili nel tempo.
Dovremo ricordare questi uomini e donne che attraversano con enormi sacrifici le 24 ore della vita contadina: grazie e forse dovremmo insegnare a figli e nipoti a ringraziare, con una speciale preghiera, Dio per questo dono, che ogni giorno nutre e arricchisce le nostre tavole: grazie per le mucche, grazie per chi le ha munte, per coloro che hanno lavorato, confezionato e consegnato il latte. Ormai non si parla quasi più della preghiera di “ringraziamento”, pare quasi che tutto sia “dovuto”, ma almeno sollecitiamo alla sensibilità ed alla cura verso il creato ( ed il Creatore) e chi, uomo e donna, collabora alla sua cura e forse cresceremo generazioni di persone che imparerebbe concretamente la preghiera della riconoscenza: verso il cielo, la terra, il lavoro e la fatica dell’uomo.
Come persone che amano la terra, che la coltivano e la custodiscono, non si dovrebbe mai dimenticare che Gesù è nato in una stalla ed è morto su una croce impiantata nella terra; le nostre esistenze sono seminate nei solchi della vita di Cristo.
Educazione, dunque, alla “ecologia del cuore” ( Papa Francesco), perché tutti possiamo insegnare ad essere “sentinelle” di quei valori umani e cristiani di cui il mondo agricolo è portatore.
La comunità celebra inoltre nella s. Messa domenicale, la “giornata della Parola di Dio”, con un allestimento specifico: posta sull’altare un’antica Bibbia illustrata, adorna da fiori bianchi e da una lampada accesa: “luce ai miei passi la Tua Parola”. Quella Parola rivelata, “lettera d’Amore” di Dio per l’uomo, parole che scaldano la vita, guidano i passi, che fanno “vedere” il volto paterno e misericordioso di Dio, un Dio incarnato, un Dio che si è chinato sull’uomo, un Dio che ha calpestato la terra, ha mangiato i suoi frutti, si è abbeverato alle sue fonti.
Al centro, dunque della vita del cristiano la Parola di Dio, che “avvicina” a Dio, ma che “avvicina” ai fratelli, Parola che non è “estranea”, ma che deve essere parte della nostra quotidianità. Parola che “trasforma”, che ci fa “incontrare”, che diventa liturgia, catechesi, vita.
Per questo 2024, il tema scelto per questa giornata, è tratto dal versetto del Vangelo di Giovanni (Gv 8, 31) “Rimanete nella mia Parola”.
La lettura attenta dell’intero brano ci aiuta a comprendere meglio “Se rimanete nella mia parola, sarete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi” (Gv 8,31-32). I suoi discepoli, non esita Gesù a proporre il cammino che è protratto nel tempo: bisogna rimanere nella sua Parola, in senso continuativo esistenziale. La parola di Cristo non è primariamente un oggetto di studio o uno dei temi di discussioni riservate a specialisti come erano ai tempi di Gesù i farisei e gli scribi.
“Rimanere nella Parola” è “respirare” l’ “ossigeno divino” di quella parola viva ed incarnata. La Parola è il “luogo” in cui avviene l’assimilazione esistenziale della Verità: in questa relazione si realizza il “discepolato vero” che Gesù definirà come “amicizia”, stare, dimorare ed allora comprenderne il contenuto, il messaggio da vivere, testimoniare e diffondere.
Il gruppo dei cantori della parrocchia “Andar a Messa cantando”, ha accompagnato la liturgia, come di consueto, sottolineando, con la scelta di brani appropriati, sia i testi della Parola di Dio proclamata , sia le ricorrenze indicate nella celebrazione odierna. Abbiamo già avuto occasione di ribadire come, proprio i gruppi parrocchiali, se adeguatamente seguiti, possono creare quella particolare evangelizzazione di comunità tanto importante per la partecipazione cristiana del popolo di Dio.
La chiesa, proprio in questi anni di sinodo, dove il camminare insieme, come abbiamo avuto modo di sottolineare già in diverse occasioni, esprime l’ essere stesso della Chiesa e l’ Eucarestia , “sinodo “ per eccellenza, non può perdere preziosa occasione di evangelizzazione.
Forse faremmo bene a meditare sulle riflessioni di Papa Francesco, proprio in occasione di questa giornata “la sublime scienza di Gesù Cristo” (cfr. Fil 3,8) attraverso la lettura assidua della Parola di Dio, poiché il testo sacro è il nutrimento dell’anima e la sorgente pura e perenne della vita spirituale di tutti noi. Dobbiamo quindi compiere ogni sforzo affinché ogni fedele legga la Parola di Dio, poiché “l’ignoranza delle Scritture, infatti, è ignoranza di Cristo”, come dice san Girolamo”. (Papa Francesco)