(elisabetta acide) – Nell’approssimarsi del 31 gennaio giorno della festa di S: Giovanni Bosco, sabato 27 gennaio, alcuni parrocchiani, con il parroco don Valerio D’Amico, che ha organizzato la “giornata parrocchiale”, si sono recati a Torino, presso la Basilica di Maria Ausiliatrice per ricordare la figura e l’opera del “padre e maestro della gioventù” a cui molti parrocchiani sono devoti in quanto ex-allievi ed ex-allieve salesiane e delle Figlie di Maria Ausiliatrice.

Già lo corso anno gli ex allievi si sono riuniti per una celebrazione liturgica nella chiesa parrocchiale e quest’anno, proprio in occasione del bicentenario del “sogno dei nove anni” di S. Giovanni Bosco, è stata offerta l’occasione di “ritornare” nel luogo in cui i passi del coraggioso sacerdote, ha visto nascere il complesso della Basilica di Maria Ausiliatrice e di Valdocco in tutte le sue unità ed opere.

Un sogno che ha condizionato forse tutta la vita e il suo approccio al sacerdozio, ai giovani, alla costruzione dell’opera salesiana; un “sogno” che è ancora “oltre”, in quanto sempre aperto al futuro perché continua ed opera oggi come allora, con quell’impegno e quella intelligente lettura dei “segni dei tempi”, di cui don Bosco è stato lungimirante protagonista.

La giornata ha avuto inizio con la celebrazione della s. Messa presieduta dal parroco che ha sottolineato come la spiritualità di don Bosco e dell’opera salesiana, sia impregnata sui quei valori-cardine che sono importanti anche nella vita parrocchiale: unità, carità, essenzialità, lo “stile” di una “famiglia” come lo è la parrocchia “casa tra le case” (abbiamo sempre apprezzato questa definizione “sinodale”, in questi anni di cammino parrocchiale).

 

Il parroco Don Valerio, ha poi condotto una riflessione sulla vita del santo, sul suo “stile” educativo e pastorale, la sua fede ardente che si fa azione, la sua allegria  e fantasia al servizio della comunità, dei giovani, di tutti quelli che incontrava.

In particolare si è soffermato sugli “incontri” di don Bosco e come dai racconti delle sue biografie appariva: uomo in dialogo, in ascolto, uomo di preghiera, uomo dell’accoglienza della gioia e della fermezza, della autorevolezza e del perdono, del lavoro insieme e del servizio agli “ultimi”… esempio di azioni “pastorali parrocchiali”.

Un uomo in “cammino sinodale” che ha tradotto quell’inno alla carità di 1 Cor 13 in vita personale, sociale e comunitaria, vita di Chiesa in cammino.

La giornata ha avuto il susseguirsi dell’interessante percorso di visita alla mostra dei presepi, il percorso museale delle camerette e dei luoghi caratteristici della vita di don Bosco e della sua opera a Valdocco. Interessante momento la conversazione con il salesiano  don Bruno Ferrero, il saluto del rettore dell’opera  don Michele Viviano e l’ approfondimento su quel “sogno” fatto da S. Giovanni Bosco a  9 anni.

Ai  partecipanti è stata donata proprio dal rettore, in ricordo di questa giornata , una immagine antica riprodotta in effige con una reliquia del santo.

“Qui con voi mi trovo bene: è proprio la mia vita  stare con voi” (s. Giovanni Bosco), lo sappiamo, questa frase nata dal “cuore” del santo piemontese, è ancora “viva” e la si “respira” nell’opera salesiana, qui a Torino, ma in tutte le “case” dei salesiani e delle F.M.A. ed in virtù di quel “bene” e di quella “casa” che la preghiera della comunità riunita qui a Torino si fa specifica per la “nostra parrocchia”.

Don Bosco ha saputo tradurre quel “bene” nella carità, nel lavoro, nella cultura, nelle “ore in confessionale”… ha fatto “il luogo del suo incontro con Dio la via per  salire a Lui.”

 

Il “segreto” in una “Idea”.

“Qui con voi mi trovo bene”, lo diceva il santo sacerdote ai giovani, ma vogliamo anche ripeterlo noi, non solo qui, dove davvero si sta “bene”, si “respira lo spirito salesiano”, si vedono giovani, pellegrini, visitatori, fedeli, sacerdoti, suore… quel “mi trovo bene” lo vogliamo portare nella nostra parrocchia, nella nostra comunità, nelle nostre case, nella nostra quotidianità…

“Stare bene” è camminare con Dio e con gli altri, è vivere la propria quotidianità di cristiani, anche sull’esempio dei santi, santi semplici come don Bosco e ricchi di spiritualità, maestri di educazione e di preghiera, santi sacerdoti che ci hanno lasciato parole e vita di “santità” che conducono a Cristo.

Il “valore delle piccole cose”, di quelle piccole ed apparenti ed insignificanti gocce d’acqua che fanno il mare, l’oceano, o che semplicemente “dissetano” quando la sete è tanta…

 

Il messaggio della giornata allora, sull’esempio di don Bosco, potrebbe essere proprio questo: portare nella nostra  comunità parrocchiale quelle parole di San Paolo tradotte nell’opera del “sacerdote dei giovani”: “Chi ama tutto scusa, di tutti ha fiducia, tutto sopporta, non perde mai la speranza…” .

Ecco, la speranza di quel sogno, in quel sogno:  il coraggio della fede, della fiducia in Maria Madre di Gesù, mediatrice ed  invocata proprio da S. Giovanni Bosco come “modello e ausilio” a cui dovremmo guardare con rinnovata fiducia per il proseguimento del nostro cammino parrocchiale. La “maestra” di quel sogno ci “guidi” a Gesù, si aiuti a crescere nella carità autentica, che racchiude tutto l’agire cristiano” così come le parole che ha rivolto al bambino di 9 anni “ renditi umile, forte e robusto… a suo tempo capirai”.

Forse la “lezione” è anche per noi, uomini e donne del 2024, che abbiamo passato da un po’ i 9 anni, ma che abbiamo ancora bisogno delle “lezioni” di Maria per accogliere, comprendere, accettare e vivere con fede quei “disegni di Dio” che forse ancora non comprendiamo ma che sono “per noi”.

Corpo, cuore, mente, spirito: ragionevolezza, religione ed autorevolezza per educare ed educarci alla vita cristiana di carità, sul modello di don Bosco, per provare ancora di più nel quotidiano ad essere sempre “buoni cristiani e onesti cittadini”.

“La carità non abbia finzioni…. amatevi gli uni gli altri con affetto fraterno, gareggiate nello stimarvi a vicenda,… siate solidali coi fratelli nelle necessità, premurosi nell´ospitalità… Abbiate i medesimi sentimenti gli uni verso gli altri” (Rm 12,9.10.13.16).

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