(Alessandro Masseroni)
Il Vangelo di questa domenica ci parla di quotidianità. Quante volte l’abbiamo già sentito risuonare nelle nostre chiese forse senza accorgersi di quanta profondità ci sia dietro la sinteticità di questa Parola: pochi versetti che illuminano la nostra esperienza concreta di fede. Non si può rimanere impassibili di fronte all’evento della tentazione di Gesù, forse perché, in fondo, ci stupisce pensarlo così… Lui che è il Figlio di Dio, la seconda Persona della SS. Trinità, tentato esattamente come noi. Proprio come noi è messo di fronte al limite dell’esistenza umana che si scontra con la propria professione di Fede. Incuriosisce sempre il fatto che sia lo Spirito a sospingere Gesù nel “luogo di rischio”: il deserto. Alla luce di questo comprendiamo il significato profondo della parola tentazione da tentamen, letteralmente esame-prova. La fede di Gesù è dunque messa alla prova.
Ma come è possibile? Se Gesù è il Figlio di Dio e riconosce di esserlo, come è possibile che ci sia la tentazione in lui? Lui sa cosa c’è “aldilà” dell’ostacolo della morte, come potrebbe dubitare? Bene, perché noi no? Sono così diversi gli occhi della carne dagli occhi della fede? Anche noi siamo figli di Dio, rinati nel battesimo e, anche se non abbiamo materialmente visto, abbiamo conosciuto il Signore, siamo stati con Lui, abbiamo udito la sua Parola…cosa ci manca per affrontare questa battaglia? Forse proprio la profondità della Fede in quel Dio Padre “che ha tanto amato il mondo” (Gv 3,16) da dare il Figlio unigenito, il quale ancora oggi ci ripete: “Credetemi: io sono nel Padre e il Padre è in me; se non altro, credetelo per le opere stesse” (Gv 14,11).
Gesù ci chiama a purificare i nostri occhi per accorgerci, come Lui, che nel deserto della nostra esistenza non siamo soli perché anche lì il Signore ci procura qualcuno che, come “le bestie selvatiche e gli angeli” (Mc 1,13), ci possa servire e aiutare. In quelle persone, sappiamo riconoscere la carezza di Dio sulle nostre ferite e sulle nostre solitudini oppure ci focalizziamo solo sui nostri problemi per noi insormontabili?
Dio ci chiama ancora una volta alla μετάνοια ovvero a una conversione del cuore perché gli occhi di carne possano essere occasione di spalancare i nostri occhi della fede verso Dio. Non è flagellandosi per i propri problemi che si giunge a una meta ma, esattamente come quando si scala una montagna, è guardando in alto e intravedendo quella meta che ti riscopri chiamato “oltre” a un semplice fare, cioè a un “vivere per” a servizio “per” Dio e quindi “per gli altri”, consapevole che “il Regno di Dio è vicino” (Mc 1,15).
Mc 1,12-15
In quel tempo, lo Spirito sospinse Gesù nel deserto e nel deserto rimase quaranta giorni, tentato da Satana. Stava con le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano.
Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo».