Biden e Trump dividono la politica italiana, tra i Poli e nei Poli. La Meloni ha abbracciato alla Casa Bianca il presidente Usa in carica, confermando la linea atlantica e il sostegno all’Ucraina; contestualmente il vice-premier Salvini ha inviato un messaggio di congratulazioni a Trump per la vittoria nelle primarie repubblicane. Due scelte opposte nello stesso Governo: da un lato la fedeltà all’alleanza stipulata da De Gasperi; dall’altro il neo-isolazionismo americano, fortemente anti-europeo e anti-ucraino.
Ai tempi della prima Repubblica sarebbe scoppiata la crisi di Governo per la rilevanza centrale della politica estera, oggi si vive nella confusione perché il sistema maggioritario “costringe” all’unità degli opposti. Ma qual è la credibilità internazionale del Paese? Quale contributo effettivo alla nuova politica europea del grande dramma delle guerre? Anche sul conflitto medio-orientale Biden e Trump sono su sponde opposte: il democratico per due Stati, ebraico e palestinese, il repubblicano schierato con il governo israeliano.
Problemi rilevanti sussistono anche nel “campo largo”: la Schlein schierata con Biden e la sua politica, il pentastellato Conte “neutrale”, come se i due rivali per la Casa Bianca fossero la stessa cosa. E anche sull’Ucraina stesso copione: nella riunione di Roma dei socialisti europei, il PD ha confermato il pieno appoggio a Kiev contro l’aggressione russa; Conte, con un’intervista al “Corriere”, ha contestato la posizione socialista, ribadendo una sostanziale neutralità.
Abbiamo paradossalmente un doppio fronte che supera i confini tra maggioranza e opposizione: Meloni e Schlein da un lato, Salvini e Conte dall’altro. Peraltro nel governo giallo-verde Conte-Salvini-Di Maio la linea di politica estera (per la spinta di Grillo e per i rapporti politici Lega-Russia) era piuttosto sensibile alle attese di Mosca e Pechino, senza giungere alla rottura con l’Alleanza Atlantica per l’azione “moderatrice” del presidente Mattarella, garante costituzionale dei Patti sottoscritti dal Paese. Oggi l’asse M5S-Lega sembra reggere, nonostante le diverse collocazioni nei Poli.
Uniti in politica estera, i Centristi sono invece “spiazzati” dalla grave scelta francese sull’aborto nella Costituzione: le componenti cattoliche di Azione e Italia viva sono molto preoccupate, mentre esultano gli alleati radicali della Bonino.
Rispetto alla gravità delle questioni di politica estera (di pace, di guerra, di solidarietà) l’eccessivo peso attribuito alle elezioni regionali (ieri la Sardegna, domenica l’Abruzzo, quindi la Basilicata e il Piemonte) è in realtà segno della fragilità degli equilibri politici, pur in presenza di una netta maggioranza parlamentare, come se il voto del settembre 2022 fosse “precario”. Il rischio maggiore lo corre la Lega, dove la leadership di Salvini è sempre più in discussione, con l’accusa crescente, anche in Lombardia, di abbandono delle origini “nordiste” del Carroccio. Nel “campo largo” fa scuola il Piemonte per la permanente ostilità tra M5S e Pd, senza un’intesa a poche settimane dal voto.
Ma sulla politica è in arrivo una nuova bufera per l’inchiesta della Procura di Perugia sullo “spionaggio” sistematico compiuto da un tenente della Finanza in servizio alla DNA (Direzione Nazionale Antimafia) a carico di esponenti politici (ministri in carica come Crosetto, Lollobrigida, Valditara, ex premier come Conte e Renzi, vip del calcio, della finanza, dello spettacolo…); si parla di migliaia di “segnalazioni abusive” e tra gli indagati c’è un giudice della DNA con alcuni giornalisti (che pubblicarono i dossier “abusivi”); ma sotto i riflettori c’è anche il senatore grillino De Raho, già capo dell’Antimafia.
Meloni e Schlein, ancora una volta d’accordo, definiscono “gravissimo” e “antidemocratico” l’affaire, su cui indagheranno la commissione parlamentare antimafia, il Consiglio Superiore della Magistratura, il Comitato per la sicurezza dello Stato. È una vicenda torbida, destinata ad inquinare il dibattito parlamentare; segno – anche questo – di un quadro politico che non appare stabilizzato. Anzi.