In una intervista concessa qualche giorno fa al Corriere della Sera, il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara ha dichiarato di voler proporre una riforma per tornare al giudizio scolastico che, insieme a “ottimo”, “buono”, “discreto”, “sufficiente” ed “insufficiente”, contempli anche “gravemente insufficiente”.

A seguito della dichiarazione del Ministro è seguita una lettera aperta del conduttore televisivo Fabio Fazio, sottoscritta da molti insegnanti e pedagogisti, sulla fondatezza di un sistema valutativo che appare punitivo.

Una riforma del sistema scolastico, comprese le valutazioni, è di sicuro auspicabile perché ci sono ancora tanti elementi di malfunzionamento. In ogni classe c’è oggi una multiculturalità che necessita di approcci ed interventi al sapere differenti; differenze linguistiche, fonetico-fonologiche che non permettono a tutti di discriminare i suoni nello stesso modo. Queste differenze contemplano tempi differenti nell’acquisizione di una correttezza nella lettura e nell’ortografia.

Le differenze linguistiche e culturali sono accolte dalla scuola come Bisogni Educativi Speciali, i cosiddetti BES, che includono anche i disturbi evolutivi specifici (come i disturbi dell’apprendimento), l’ADHD (il disturbo da deficit dell’attenzione e iperattività), le disabilità motorie, sensoriali e cognitive, le sindromi autistiche o le patologie neurologiche e genetiche e tutti i bisogni educativi speciali per altro in aumento nella scuola italiana, secondo i dati Istat relativi all’anno scolastico 2021-22.

La didattica prevista per uno studente alla scuola primaria con la sindrome di down è per sua natura differente da quella da applicare ad uno studente con un disturbo dell’attenzione e non sempre e non tutti gli insegnanti hanno maturato specifiche competenze per progettare didattiche così differenziate. “Gravemente insufficiente” a chi o a cosa si dovrebbe dare? Allo studente che non ha imparato correttamente le competenze? All’insegnante che non ha avuto la capacità per fornirgliele? Alla famiglia che non aveva risorse economiche per garantirgliele?

E poi, il giudizio “gravemente insufficiente” che speranza offre per il miglioramento? Qual è la sequenza di competenze che bisognerebbe avere per passare ad un insufficiente e poi ad un sufficiente? Chi dovesse prendere un giudizio di “gravemente insufficiente” potrebbe, in quella stessa materia aspirare ad un “ottimo”?

Questi semplici esempi dovrebbero essere sufficienti per riflettere sull’importanza di una valutazione ampia, che dia respiro alla crescita che ogni studente persegue all’interno del percorso scolastico, che non si limita alla scuola primaria ma che prosegue per tutto l’arco della vita. “Gravemente insufficiente” mortifica anche 100 anni di teorie pedagogiche e psicologiche che asseriscono che l’apprendimento passa anche per l’amore.

Se un alunno, nella sua prestazione, fosse “gravemente insufficiente” come insegnante mi chiederei dove ho sbagliato. Una scuola che inasprisce i sistemi di valutazione sottolineando il negativo, diventa un’istituzione che bullizza, contribuendo a creare un ambiente aggressivo che non favorisce il benessere e la crescita di alcuno.