Secondo i dati, rielaborati dall’Ufficio studi della Cgia di Mestre, le denunce di usura nel 2016 sono risultate 21 in Piemonte, 6 in Liguria e 1 in Valle d’Aosta. Invece, le denunce per estorsione sono state 646 in Piemonte (+ 57,9% rispetto al 2010), 305 in Liguria (+98,1%) e 19 in Valle d’Aosta (+533,3%). Nel 2010, la regione alpina ne aveva registrate 3, il Piemonte 409 e la Liguria 154.
A livello nazionale, le denunce per estorsione sono passate dalle 5.992 del 2010 (nel Nord Ovest 566) alle 9.568, con un incremento del 59,7%, equivalente a 3.576 unità e il fatturato complessivo dell’estorsione organizzata oscilla, in Italia, tra i 2,7 e i 7,7 miliardi di euro all’anno, secondo la Cgia di Mestre, su dati di Transcrime, centro di ricerca dell’Università Cattolica di Milano.
L’aumento appare ancora più significativo se si considera che le estorsioni e, soprattutto l’usura, sono reati che le vittime tendono a non denunciare, per paura di gravi e pericolose ritorsioni anche sulla propria persona e sui propri familiari. D’altra parte, le estorsioni e l’usura sono prevalentemente praticate dalle organizzazioni di stampo mafioso che, notoriamente, usano metodi molto “convincenti” per ottenere quello che vogliono e per dimostrare la loro forza.
Non per nulla, le denunce per usura restano limitatissime (mediamente circa 400 all’anno, in tutta l’Italia e una trentina nel Nord Ovest), nonostante la legge che mira ad aiutare le vittime, le quali, però, per ottenere i benefìci previsti dalle norme, devono innanzi tutto presentare la denuncia alle forze dell’ordine. Un atto che richiede coraggio.
Rodolfo Bosio (https://www.enordovest.com)