I tre Poli del Parlamento sono sempre più frantumati: nel centro-sinistra la crisi del “campo largo” si è estesa dalla Basilicata al Piemonte; nel centro-destra clamorosa dissociazione di Salvini dal Governo sulla politica estera e su Putin; i centristi ondeggianti tra destra e sinistra.

Piemonte.

Nella nostra regione è avvenuta la rottura più clamorosa tra Pd e Grillini, con la “benedizione” di Conte che, sin dall’inizio del confronto politico, non ha mai creduto a un’intesa politica con i Dem in tutta Italia; il leader pentastellato ha una parte di elettorato che non gradisce il “matrimonio” con la Schlein (basta leggere “Il Fatto quotidiano” di Marco Travaglio), ma soprattutto punta al primato nella coalizione, com’è avvenuto in Sardegna con l’elezione a Presidente della parlamentare grillina Alessandra Todde; l’ex premier intende rompere il binomio Meloni-Schlein: non accetta la sfida tv tra le due leader perché rivendica un suo ruolo alternativo; dove ha potuto essere determinante ha puntato su candidati “suoi” o esterni ai partiti, anche mettendo veti, come in Basilicata, sulla presenza dei Centristi.

Sul Piemonte difende la linea contraria al sindaco Lo Russo dell’ex Appendino: ma non è credibile, da Mondovì a Domodossola, che non ci sia il “campo largo” per i dissensi sulla collocazione del futuro ospedale torinese Maria Vittoria.

La vicenda piemontese è in linea con la tradizione “solitaria” del Movimento fondato da Grillo: prima Bersani nel 2013, poi Letta nel 2022, oggi la Schlein subiscono la stessa sorte politica, ovvero il fallimento delle intese.

Il Pd regionale correrà quasi da solo per Palazzo Lascaris con Gianna Pentenero, della corrente Schlein, con il sostegno dell’intero partito; presenta un curriculum politico di tutto rispetto: assessore regionale con la Bresso e Chiamparino, oggi in Comune con il sindaco Lo Russo. I Pentastellati presenteranno un loro candidato (forse Langarolo come Cirio), i Centristi sembrano orientati verso il Governatore uscente, come in Basilicata, anche se il quadro politico delle due Regioni è molto diverso, anzi opposto. Ma la perdurante rottura Calenda-Renzi rende difficile una collocazione unitaria, con un percorso politico oscillante tra i due Poli.

Putin.

Sembra incredibile ma il dittatore russo è riuscito a creare problemi seri al Governo italiano per la posizione assunta dal vice-premier Salvini. Il leader della Lega ha “benedetto” il voto russo, unico (con Orban) tra i governanti europei; in precedenza la Lega si era già distinta con i “dubbi” sull’assassinio del leader dell’opposizione russa, Navalny. E nel dibattito al Senato ha brillato per la sua assenza, mentre la Meloni ribadiva la linea dell’Occidente sull’aggressione di Mosca a Kiev e sulla “farsa” del voto per il Cremlino, senza oppositori, con i militari nei seggi per controllare le scelte.
La premier, pur seccata dalla linea Salvini, ha difeso la coesione del governo in politica estera nelle scelte concrete; analoga posizione è stata assunta dal ministro degli Esteri, Tajani, segretario di Forza Italia. Sul piano della credibilità internazionale, tuttavia, la permanenza al Governo del dissenziente Salvini indebolisce la leadership della Meloni, specie in questa fase di presidenza dell’Italia del G7. È stata rilevata l’assenza italiana al vertice sull’Ucraina di Francia, Germania, Polonia.

Salvini attua con la Meloni la stessa tattica di logoramento seguita da Conte con la Schlein; ma il campo d’azione è diverso: nel Governo della Repubblica il vice-premier non può dissentire, per la serietà delle istituzioni, dalle scelte dell’Esecutivo: non possono esserci due linee su questioni vitali per il Paese.

La Meloni, consapevole delle difficoltà, punta a un rimpasto senza Salvini dopo le Europee; ma riuscirà a gestire la crisi della Lega e basteranno i Centristi per “rimpiazzare” il Carroccio? Intanto sono finite in congelatore le discusse riforme sul premierato elettivo e sulle autonomie regionali; il disegno di legge Calderoli preoccupa FdI e FI perché nel Sud potrebbe “regalare” molti voti all’opposizione, in particolare quella del M5S, non essendo stati definiti i livelli essenziali dei servizi (il Tesoro frena, perché occorrono molti miliardi).

Nel complesso la campagna elettorale per le Regionali e le Europee sta facendo emergere i nodi irrisolti del nostro sistema politico, con un deficit evidente di governabilità (e serietà).