Basandosi sui dati che ha raccolto su un campione di circa mille persone in Italia, l’Associazione Ricerca Felicità fa sapere che “il Nord-Ovest risulta la parte d’Italia più infelice e insoddisfatta”. Non entriamo nel merito della ricerca ma chiediamoci: che cos’è che rende l’uomo felice? Cosa pensa la psicologia della felicità?
Definire in termini operativi e misurabili un termine così astratto non è semplice. Tra i tanti autori che, nell’ambito psicologico hanno trattato il tema, ci sono Martin E.P. Seligman e Russ Harris. Il primo, padre della psicologia positiva e autore di “La costruzione della felicità”, ha cominciato a gettare le basi per riflettere sui possibili elementi che contribuiscono a rendere una persona felice.
Seligman, che nel tempo elabora una teoria de benessere, fa riferimento al modello “PERMA”, in cui P sono le emozioni positive; la E rappresenta la partecipazione, il sentirsi coinvolti; la R le relazioni, la M il senso, lo scopo e la A la soddisfazione che accompagna la realizzazione degli obiettivi.
Russ Harris, autore de “La trappola della felicità”, fa riflettere su come, per rincorrere la felicità, si evitino emozioni e pensieri che appaiono negativi. Ciò crea però una sorta di trappola, di stress, che genera altre emozioni e pensieri negativi che fanno sentire costantemente insoddisfatti o che fanno ritenere che gli altri abbiano qualcosa, in più o in meglio, che non si riesce mai a raggiungere.
Harris ha collaborato a creare un modello di accettazione di sé che comprende anche e soprattutto l’accettazione del malessere e di tutti i pensieri e le emozioni ad esso correlato. Attraverso la consapevolezza del proprio malessere e la possibilità di coltivare “il sé osservante” – capace di non giudicare e di riflettere sui propri valori – si aiuta la persona a riorientare la propria esistenza.
La felicità dunque non si focalizza solo su un aspetto della vita ma coinvolge tutti gli ambiti e richiede un approccio globale che punta a riequilibrare il mondo della persona. A questo tende un percorso psicoterapeutico, che aiuta la persona a ritrovare una riorganizzazione interiore per dare un senso al passato, al presente e a riconoscere o riscoprire i propri valori che orientino verso obiettivi sostenibili e soddisfacenti.
Se ci rappresentiamo un individuo come composto di aree – personale (la cura e la salute del corpo), quella delle relazioni e delle attività (non solo lavoro ma anche attività di tempo libero) – constatiamo che per raggiungere uno stato di benessere dobbiamo fare riferimento a tanti mattoncini, che vanno a costruire una persona che vive “una condizione di completo benessere fisico, mentale e sociale (e non esclusivamente l’assenza di malattia o infermità)” così come viene definito il costrutto di salute dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.