Venerdì Santo al centro vaccinale. Verso metà mattina arriva un’ambulanza per trasporti di allettati e infermi: “Abbiamo una persona che fa molta, moltissima fatica a muoversi, potete vaccinarla sull’ambulanza?”. Guardo le carte cliniche: si tratta di una donna ancora giovane, poco più di cinquant’anni. Il marito ci raggiunge e ci dà le informazioni necessarie. Poi scoppia in lacrime. “Ci siamo conosciuti mentre ero militare in Veneto, un amore grande. Finita la leva mi ha seguito. Siamo stati molto felici. Poi i primi disturbi. Ora è allettata, rigida come un tronco. Ci vogliamo bene.”
Compilati i vari documenti, sono salito sull’ambulanza. Una bella voce mi ha dato il benvenuto, una voce chiara e serena. Ma il corpo portava i segni della sclerosi sistemica. Una persona drammaticamente sofferente e allo stesso tempo lucida e accogliente. Non si vedeva molto se non la pelle lucida, le mani contratte e alcune dita rattrappite e monche. Il volto coperto dalla mascherina mostrava solo due occhi luminosi; un paio di bottoni slacciati della camicetta rivelavano sul petto il reticolo rossastro delle dilatazioni dei vasi sanguigni. “Grazie dottore che è venuto in ambulanza a vaccinarmi: per me è importante!”. Per un attimo mi è mancato il fiato; poi ho pensato che potevo vaccinare Gesù crocifisso in quel corpo ferito dal male, ma con un’anima capace di tenerezza. L’ago entrava in quella povera carne e il mio cuore si sentiva preso dal grande sacrificio.
Sabato Santo alla Via Crucis al Sacro Monte di Varese. La giornata grigia e nuvolosa ha concesso alcune ore senza pioggia: è apparso timidamente il sole, anche se solo per qualche minuto.
Marco e Benedetto, due giovani papà ammalati, che portano da mesi la loro croce quotidiana, ci hanno guidati nel cammino punteggiato da canti polifonici e medievali, preghiere, letture del vangelo e commenti di Peguy e Claudel. Poi un papà che ha perso in circostanze drammatiche un giovane figlio ha preso da loro la croce e ci ha portati all’ultima stazione.
Mi sono commosso!
“Dio schiude il suo volto, rivela la sua presenza, fa sperimentare il suo amore onnipotente nei modi e nelle maniere che vuole […]; è sempre in agguato pronto a far brillare la sua luce e a conquistare il nostro cuore anche se il mezzo di cui si serve è un volto … sfigurato dal dolore”.
(don Alberto Zanini)