(alice bretto) – Mercoledì 17 aprile, nell’area del cosiddetto Castellazzo di Caluso in cui sorgeva la prima chiesa parrocchiale dedicata a San Calocero, Sua Eccellenza Monsignor Edoardo Aldo Cerrato, vescovo di Ivrea, ha celebrato la Santa Messa nella vigilia della memoria liturgica del Santo martire, Patrono del paese.

Hanno concelebrato l’arciprete di Caluso don Loris Cena e il vicario foraneo don Alberto Carlevato.

Come riporta il prof. calusiese G. Gnavi in Cinquecento anni dalla chiesa parrocchiale di Caluso, 1522-2022: “All’inizio del XVI secolo le chiese di Caluso ponevano qualche problema. Le due vecchie chiese parrocchiali di San Calocero al Castello e di S. Andrea (dove ora sorge l’oratorio parrocchiale) erano piccole e scomode e la prima seriamente malandata. C’erano anche delle cappelle sparse un po’ ovunque ma erano piccole e soprattutto fuori mano, in campagna o abbandonate, per cui il Comune decise di costruire una chiesa più grande e più comoda, lungo la strada che saliva al Castello, in una zona dove probabilmente sorgevano dei mulini. […]”.

A Caluso la festa patronale di San Calocero si celebra sin dai tempi antichi: in una bolla del 18 giugno 1177 papa Alessandro III fece menzione della chiesa parrocchiale di Caluso, che gli storici identificano con la chiesa di San Calocero.

Storicamente la festa ricorreva alla quarta domenica dopo Pasqua, ma dal 1842 fu spostata alla seconda domenica di ottobre in seguito all’autorizzazione dell’allora vescovo di Ivrea.

Don Loris, il 19 giugno 2023, in occasione della cerimonia di inaugurazione della vigna urbana presso il Castellazzo, espresse il desiderio di poter celebrare una Messa tra i ruderi della prima parrocchiale riflettendo sul fatto che queste zolle sono le radici della fede della chiesa di San Calocero che qui sorse mille anni fa: lì hanno celebrato sacrifici eucaristici, hanno pregato i nostri padri nella fede. Con molta probabilità stamane, ha affermato l’arciprete, si è trattato della prima volta in cui è stata celebrata l’Eucaristia in questo luogo da dopo la distruzione della chiesa, già anche area cimiteriale.

Come ricordato da Mons. Vescovo all’inizio della celebrazione, il Santo Padre Francesco quest’anno ci invita a innalzare preghiere in preparazione all’anno santo del Giubileo del 2025: preghiere per la pace contro le guerre sparse nel mondo, per la pace nelle famiglie, per un rinnovamento della fede, per un coinvolgimento sincero nella vita della Chiesa. Per farlo Mons. Vescovo ha esortato a prendere come esempio San Calocero di cui era esposta sull’altare la reliquia di una rotula. Durante l’omelia Sua Eccellenza ha ripercorso la storia del patrono riportata negli Atti dei santi Faustino e Giovita: originario di Brescia, soldato dell’esercito imperiale, visse in un periodo in cui il cristianesimo era perseguitato, ma egli fu un coraggioso testimone di Cristo fino al martirio ad Albenga il 18 aprile 121.

Parte integrante della liturgia è stato il canto del coro formato per l’occasione e disposto proprio all’interno delle tre restanti mura perimetrali della chiesa, provando a immaginare il clima di preghiera che si respirava quando il luogo di culto era ancora utilizzato. Cinque elementi (un soprano, due contralti, un tenore e un basso), diretti dal maestro Matteo Temperino, hanno proposto canti “a cappella” nelle lingue del tempo in cui è vissuto il martire Calocero, come ha notato con apprezzamento Mons. Vescovo: l’ordinario della Missa de Angelis, il gregoriano dell’Alleluia, del Regina Caeli e brani di W. A. Mozart e G. P. da Palestrina. Il testo di due strofe del canto d’inizio Lodate Dio è stato elaborato dal direttore sul tema del santo patrono. Di seguito uno stralcio:

“Tu san Calocero, testimoniasti il Vangelo, / sei protettore, padre per noi nella fede: / noi t’imploriam, Chiesa di Cristo Signor, / che prega lotta e spera”.

Presenti le autorità civili e militari di Caluso: il sindaco arch. Maria Rosa Cena, la giunta comunale, la Polizia Locale, i Carabinieri e i membri di alcune associazioni.

Al termine della celebrazione il Comune ha offerto ai presenti un gradito rinfresco a base di prodotti locali accompagnati dal brindisi all’Erbaluce dei vigneti della nostra terra.

Territorio che oggi abbiamo potuto ammirare dalla sommità di Caluso; il tempo favorevole ha infatti permesso ai nostri occhi di contemplare parte del Canavese e del Torinese.