Durante l’ultima assemblea della CEI, il cardinale Zuppi ha espresso una forte preoccupazione per lo sviluppo di una “cultura della pace”, capitolo decisivo della “cultura della vita” che nasce dalla fede. San Giovanni Paolo II aveva affermato che “una fede che non diventa cultura è una fede non pienamente accolta, non interamente pensata, non fedelmente vissuta”.
Proprio mentre si svolgeva questo dibattito sulla stampa cattolica, una carissima amica, grande cantante – da me soprannominata “the voice” per il suo talento – mi informava che sarebbe venuta al mio paese per partecipare ad un funerale. Per incontrarla sono andato anch’io all’ultimo saluto ad Enzo Soncini.
Ci sono persone eccellenti che se ne vanno in punta di piedi, come un delicato e sereno movimento finale di una sinfonia che è la vita. Soncini è stato direttore del coro del Centro Culturale Antonianum (CCA) di Milano, che per oltre 60 anni ha promosso la cultura soprattutto con la musica e il canto. Alcuni dei giovani che guidati da padre Francesco Ruffato avevano dato vita, con passione ed entusiasmo, al centro, erano presenti all’ultimo omaggio all’amico e maestro.
Enzo e la moglie Licia, membri del coro della Rai di Milano e poi del coro del CCA, all’inizio della pandemia si erano trasferiti da Milano a Venegono. Non sono stati anni facili e a Milano non sono più tornati.
Padre Francesco, detto Cisco, amava molto la musica e cercava di diffonderla con ogni mezzo, soprattutto tra i giovani. Il maestro Soncini è stato la sua longa manus attraverso un gruppo arrivato a contare fino a 80 elementi. Un ricco repertorio da Verdi del Nabucco e dei Lombardi alla prima Crociata, e il Mascagni dell’Inneggiam il Signor non è morto, alla laica tarantella napoletana di Rosa Parodi. Al CCA si esibirono anche Gaber e il musicista Giorgio Gaslini. Con suo fratello e tanti altri, anche la mia amica Maria – “my favourite singer by far” – è cresciuta con questi maestri.
“Nessuna espressione dei sentimenti umani è più grande della musica. Chi non è toccato da un concerto di archi? Come si può essere insensibili dinanzi ai colori di una sonata per pianoforte? Sembra il massimo. Eppure, quando sento la voce umana… Non so se capita anche a voi: ma è ancora di più, e di più non si può. Davvero, non esiste un servizio alla comunità paragonabile al canto” (Luigi Giussani)