Aprendo un cassetto di casa è spuntata una vecchia foto in bianco e nero che ritrae mia mamma maestra ed una sua scolaresca. Erano i tempi in cui per ogni classe elementare
c’erano almeno 40 o 50 scolari e tutti i bambini erano in divisa nera con il fiocco azzurro. Tutti avevano un volto serio e consapevole dell’importanza di quella foto. Proprio in quella foto mia mamma mi aveva, anni fa, indicato il visino di una ragazzina, minuta, con gli occhioni spalancati e intensi, e mi aveva raccontato la sua storia.
A causa di gravi problemi di apprendimento, aveva dovuto ripetere l’anno. Mia mamma aveva però cercato di andare a fondo delle sue difficoltà e aveva scoperto che non ci sentiva bene e quindi le sfuggivano tante spiegazioni e, di conseguenza, non riusciva ad esprimersi. Un piccolo apparecchio auricolare aveva ovviato alle difficoltà. Così aveva fatto bene sia alle elementari sia, poi, alle medie. Aveva poi iniziato a lavorare nella panetteria di famiglia.
Questa ragazza ormai cresciuta è una delle persone più popolari del paese perché, figlia dell’ultimo panettiere che ancora produce il pane in negozio, ogni mattina, da quarant’anni, porta a domicilio il pane fresco, quello che profuma da lontano e ti riconcilia con la giornata, quando si sta cercando di uscire dall’impaccio del risveglio. Il suo negozio è situato vicino alla stazione, proprio di fianco ad una chiesetta dedicata a Santa Caterina (non quella da Siena, ma quella martirizzata ad Alessandria e resa famosa dalla canzone del gruppo musicale dialettale “i Gufi”). Al mattino nella piazza vicino alla stazione il profumo del pane fa a gara con quello delle brioche di un famoso pasticcere, noto anche fuori paese. Ogni mattina, puntuale, alle 5.30, prima di iniziare la distribuzione del pane fragrante, e ancor prima della panetteria, apre la chiesetta, dove, andando in stazione mi soffermo qualche istante per l’Angelus.
Poi il segnale del passaggio a livello che si chiude mi richiama a riprendere il viaggio quotidiano. Mi avvio accompagnato dall’esempio di fedeltà al lavoro e attaccamento alla fede di questa donna che, ogni giorno, apre anche la porta del mio cuore.
Filippo Ciantia