Ricordo con un sorriso dolceamaro gli ultimi giorni di scuola, prima di affrontare l’esame di Stato. L’atmosfera era surreale: le lezioni terminate già abbondantemente a fine maggio, l’ansia inculcata permeata da ogni dove, le ore libere a ripassare all’ombra di qualche pianta, il desiderio di cristallizzare ogni attimo e ogni sguardo di quei compagni che sai non rivedrai mai più.
L’avvicinarsi dell’esame di Maturità rappresenta per migliaia di studenti italiani un momento cruciale, un vero e proprio crocicchio sul futuro. Da un lato c’è l’ansia per la prova finale che segna la conclusione di un percorso, dall’altro la speranza e l’eccitazione per l’avvenire che si prospetta.
Ma è veramente così? La Maturità davvero disegna indelebilmente il tuo futuro? Non basterebbero i 2400 caratteri a mia disposizione per argomentare un’antitesi. Il dato di fatto è che ogni anno, circa mezzo milione di studenti affrontano questa sfida, ma il contesto e le modalità dell’esame sono in continua evoluzione, influenzate da vari fattori, tra riforme scolastiche e vecchie e ben note contingenze sanitarie.
Secondo un sondaggio recentemente condotto da Skuola.net, oltre il 60% degli studenti si sente preoccupato per l’esame, principalmente per la difficoltà di alcune materie e per l’incertezza legata alle commissioni. La presenza di esaminatori esterni e i temibili racconti delle mamme su questi asettici giudici carneadi non fanno che peggiorare la situazione.
Dalla seconda prova scritta multidisciplinare del 2019 alla forzata banalizzazione negli anni della pandemia all’odierno ritorno con modalità più serie, in ogni caso le critiche al sistema scolastico italiano non mancano mai. Solo dopo aver stappato lo spumante ci si accorge però di non avere niente in mano se prima non si è provveduto a costruirsi un futuro solido.
Perché – diciamocelo chiaramente – con il bel diplomino di maturità in mano non vai da nessuna parte, poco importa se vi è calligrafata pure la lode. Serve se accoppiato a un percorso formativo che sia stato in grado di fornirti senso critico, forma mentis e capacità di stare al mondo.
Sapere le informazioni a memoria non serve più a niente. “Mai memorizzare quello che puoi comodamente trovare in un libro”, avrebbe detto Einstein: sostituite – ahinoi! – “libro” con “Google” e il gioco è fatto. Saper pensare, giudicare e vivere, invece, dovrebbero essere i nodi più importanti nella formazione scolastica, ma sembra quasi che una carenza in queste sia quasi conveniente per la società. Vai a capire com’è strano il mondo!