“Non può pertanto uno signore prudente né debbe osservare la fede, quando tale osservanzia li torni contro e che sono spente le cagioni che la feciono promettere. E se gli uomini fussino tutti buoni, questo precetto non sarebbe buono; ma perché sono tristi e non la osservarebbono a te, tu etiam non l’hai ad osservare a loro”.
Con queste (e altre) celebri parole, cinquecento anni fa, Niccolò Machiavelli fondava una pratica politica basata sull’ambiguità e sull’inganno come strumenti di governo: siccome gli uomini sono generalmente malvagi (“tristi”), un principe non è tenuto a mantenere la parola data. Il testo di Machiavelli, inizialmente osteggiato, si impose poi per il suo cinico realismo, e la mentalità moderna, non solo in politica, deve molto a questo libro: si crede che sia meglio tenere un atteggiamento ambiguo e pronto al tradimento, basandosi su una sostanziale sfiducia nella natura umana.
Ma questo modo di pensare, pronto a vedere l’aspetto negativo di ogni cosa, deve essere stato diffuso in tutte le epoche, se Gesù stesso ricevette, secondo il racconto del Vangelo di questa domenica, un’accusa assurda: avrebbe scacciato i demòni per mezzo del capo dei demòni.
Di fronte a un atteggiamento prevenuto, Il Signore oppone due elementi fondamentali: logica e fede. Il male non può scacciare il male e il bene non può porsi contro il bene: questa è logica, e mantenerne la giusta dose aiuta a non cadere nella trappola di sofismi troppo elaborati; uno sguardo non offuscato da pregiudizi può distinguere abbastanza facilmente il bene dal male.
Serve però anche il criterio della fede per comprendere cosa è giusto e cosa è sbagliato. Non perché, tornando a Machiavelli, non ci si possa fidare nemmeno della propria madre o dei propri fratelli, ma perché, senza possibilità di errore, «chi fa la volontà di Dio, costui per me è fratello, sorella e madre».
Mc 3,20-35
In quel tempo, Gesù entrò in una casa e di nuovo si radunò una folla, tanto che non potevano neppure mangiare. Allora i suoi, sentito questo, uscirono per andare a prenderlo; dicevano infatti: «È fuori di sé».
Gli scribi, che erano scesi da Gerusalemme, dicevano: «Costui è posseduto da Beelzebùl e scaccia i demòni per mezzo del capo dei demòni».
Ma egli li chiamò e con parabole diceva loro: «Come può Satana scacciare Satana?
Se un regno è diviso in se stesso, quel regno non potrà restare in piedi; se una casa è divisa in se stessa, quella casa non potrà restare in piedi.
Anche Satana, se si ribella contro se stesso ed è diviso, non può restare in piedi, ma è finito. Nessuno può entrare nella casa di un uomo forte e rapire i suoi beni, se prima non lo lega. Soltanto allora potrà saccheggiargli la casa. In verità io vi dico: tutto sarà perdonato ai figli degli uomini, i peccati e anche tutte le bestemmie che diranno; ma chi avrà bestemmiato contro lo Spirito Santo non sarà perdonato in eterno: è reo di colpa eterna».
Poiché dicevano: «È posseduto da uno spirito impuro».
Giunsero sua madre e i suoi fratelli e, stando fuori, mandarono a chiamarlo. Attorno a lui era seduta una folla, e gli dissero: «Ecco, tua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle stanno fuori e ti cercano». Ma egli rispose loro: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?». Girando lo sguardo su quelli che erano seduti attorno a lui, disse: «Ecco mia madre e i miei fratelli! Perché chi fa la volontà di Dio, costui per me è fratello, sorella e madre».