La proposta del governo giallo-verde di chiudere i centri commerciali nelle giornate di domenica e festive, salvo in alcune date particolari – poche, nel corso dell’anno – ha scatenato i pro e i contro e angolature diverse da cui guardare a questa non nuova idea di riorganizzazione degli orari. Ricordiamo che la liberalizzazione degli orari del commercio prese avvio sotto il governo Monti.
Apprezzo le dichiarazioni del ministro Luigi di Maio che si è detto intenzionato a regolamentare entro l’anno la corsa alle aperture domenicali e festive della grande distribuzione – dichiara Maria Luisa Coppa presidente Ascom Confcommercio Torino e Provincia e vicepresidente Confcommercio nazionale -. Tutte le proposte che tutelino il commercio di vicinato che rende vivi e accoglienti i nostri centri storici, le nostre periferie, le nostre aree montane hanno il nostro supporto”.
“E’ necessario che la politica intervenga con un provvedimento di riordino – sostiene la presidente Coppa -, non è ragionevole che passi fra i consumatori l’idea che si possa sempre e comunque fare acquisti senza rispettare tempi e orari degli imprenditori e dei loro collaboratori. Anche a me piacerebbe poter fare la carta d’identità quando voglio: allora chiediamo a uffici pubblici, farmacie e uffici postali di stare aperti 24 ore al giorno?”. Maria Luisa Coppa mette quindi l’accento sul fatto che la regolarizzazione degli orari domenicali e festivi dei centri commerciali andrà a tutelare i negozi, che sono quelli che rendono vive le città.
Diversa, anzi di segno opposto proprio sulle valutazioni di fondo in difesa del commercio tradizionale circa l’impatto della proposta del Governo, è la posizione di Codacons: l’associazione dei consumatori si dice, anzi, pronta a dichiarare guerra legale al Governo se saranno vietate le aperture domenicali dei negozi. E già appaiono le prime avvisaglie di scioperi. Perché? Sarebbero favoriti – secondo Codacons – i giganti dell’e-commerce (che non chiudono mai) a danno dei piccoli imprenditori; inoltre il provvedimento è giudicato iniquo e discriminatorio.
Negli ultimi 10 anni, secondo le statistiche conosciute, il commercio tradizionale ha subito un tracollo delle vendite del 17%, a tutto vantaggio dell’e-commerce, che registra invece una crescita a due cifre e che solo nel 2017 ha fatto segnare in Italia un giro d’affari che sfiora i 24 miliardi di euro.
“Vietare le aperture domenicali dei negozi, una buona fetta dei quali concentra il proprio business nei giorni festivi grazie ad un maggior numero di consumatori che fanno shopping – scrive il Codacons -, equivale a favorire i giganti dell’e-commerce che vedranno crescere vendite e fatturato, ad esclusivo danno delle piccole attività”. Per questo motivo l’associazione è pronta a lanciare lo “sciopero dei negozi, se il Governo vieterà le aperture domenicali, invitando gli esercenti ad abbassare le serrande in segno di protesta, e impugnerà gli atti dell’esecutivo nelle sedi competenti allo scopo di ottenerne l’annullamento”.