I popoli di marinai e naviganti, quelli che per necessità devono di continuo “passare all’altra riva”, si sono frequentemente confrontati con le tempeste. Nell’antichità, già prima dei resoconti di cronaca, la leggenda ha attribuito a dei mitici Argonauti l’attraversamento del mare aperto, con tutte le difficoltà del caso.

E poi restano memorabili i viaggi di Ulisse che, perseguitato da un destino prima avverso e infine benevolo, riesce a tornare a Itaca sopravvivendo ad alcune devastanti tempeste (ma Dante, nel XXVI dell’Inferno, gli attribuisce una brutta fine tra le acque).

E ancora, in altre culture di mare, i rovesci segnano i momenti decisivi della vita di una persona o di una famiglia e assurgono ad esempio: il vecchio marinaio inglese di Coleridge viene punito e poi salvato, perché possa diventare più saggio e raccontare la sua storia ad altri; ne “I Malavoglia” di Verga, invece, l’umile pescatore siciliano che vuole arricchirsi finisce travolto dalla tempesta.

Anche per noi, che probabilmente non abbiamo mai pilotato un’imbarcazione e non ci siamo mai trovati in mezzo alla burrasca, il Vangelo di questa domenica è facile da capire: prima o dopo la tempesta arriva, il vento soffia forte e le onde si rovesciano nella nostra barca, al punto che è quasi piena. E il Signore sembra dormire, ma forse siamo noi che ci siamo distratti troppo a lungo, che siamo piombati in un sonno spirituale in cui rischiamo di perderci.

Ci siamo dimenticati che Gesù è colui che può comandare il vento e il mare; da parte nostra, se vogliamo passare indenni le tempeste della vita, dovremmo ricordarci di non attendere, per coltivare la fede, l’ora in cui l’acqua sale.

 

Mc 4,35-41

In quel giorno, venuta la sera, Gesù disse ai suoi discepoli: «Passiamo all’altra riva». E, congedata la folla, lo presero con sé, così com’era, nella barca. C’erano anche altre barche con lui.
Ci fu una grande tempesta di vento e le onde si rovesciavano nella barca, tanto che ormai era piena. Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero: «Maestro, non t’importa che siamo perduti?».
Si destò, minacciò il vento e disse al mare: «Taci, calmati!».
Il vento cessò e ci fu grande bonaccia. Poi disse loro: «Perché avete paura? Non avete ancora fede?».
E furono presi da grande timore e si dicevano l’un l’altro: «Chi è dunque costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?».