Il mese scorso si è tenuto a Roma il convegno “100 anni dal Concilium Sinense: tra storia e presente” presso la Pontificia Università Urbaniana. Nel corso degli interventi è emersa la grande figura dell’arcivescovo Celso Benigno Costantini che un secolo fa, 1924, promosse il primo e fino ad oggi unico “Concilium Sinese” (concilio plenario di Cina), in applicazione delle nuove linee missionarie impresse dalla Maximum illud di Benedetto XV. Subito dopo questo sinodo, tenuto a Shanghai, consacrò la Cina a Nostra Signora di She Shan.
Le conclusioni del recente convegno sono state affidate al cardinale Pietro Parolin, al cardinale Luis Antonio Tagle, pro-prefetto del Dicastero per l’Evangelizzazione e al vescovo di Shangai Giuseppe Shen Bin. Questa pagina, la dedichiamo ad uno storico evangelizzatore canavesano, autore del primo prezioso vocabolario cinese-italiano: Padre Benedetto Valle.
A partire dal celebre viaggio di Marco Polo e da quello del francescano Giovanni da Pian del Carpine, la via della seta e la via del vangelo si sono più volte incrociate. Prima che Marco Polo arrivasse a Khanbaliq (oggi Pechino), papa Innocenzo IV aveva inviato come suo ambasciatore ai Mongoli, che ormai minacciavano i confini dell’Italia, il francescano Giovanni di Pian del Carpine. Nel 1246 il messo papale giunse a Karakorum (allora capitale dell’impero mongolo), dove incontrò il Khan Guyuk. Ritornato in Italia, scrisse un resoconto del suo viaggio: Historia Mongalorum quos nos Tartaros appellamus.
Una quindicina di anni più tardi il mercante veneziano raggiungeva Khanbaliq (oggi Pechino). Qui diventò consigliere del Gran Khan Kubilay, nipote di Gengis Khan e fondatore del primo Impero cinese. Al ritorno, Marco Polo dettò a Rustichello da Pisa Il Milione. In seguito, altri frati giunsero a Khanbaliq e furono accolti benevolmente dai regnanti della dinastia Yuan. Uno di essi, Giovanni da Montecorvino, tradusse nella lingua dei Tartari il Salterio e il Nuovo Testamento. Ma con la dinastia Ming, succeduta nel 1368 a quella Yuan, la religione cristiana venne rifiutata perché dottrina straniera.
Nel secolo XVI l’annuncio del vangelo ebbe una forte ripresa con i gesuiti. Padre Matteo Ricci (1552–1610), il più celebre di essi, seppe accogliere i valori culturali della Cina. Padre Michele Ruggieri, suo stretto collaboratore, realizzò il primo atlante europeo della Cina. Un altro gesuita, Martino Martini, appassionato di astronomia e matematica, fu in Europa il primo storico della Cina antica e il primo a compilare una grammatica cinese. Prospero Intorcetta, anch’egli gesuita, fece conoscere in Occidente la filosofia orientale con l’opera Sinarum scientia politico-moralis (Goa, 1669). In seguito alla condanna dei “riti cinesi” (1742) la Chiesa cattolica fu vista in Cina come una setta straniera. La situazione si aggravò con i tentativi di penetrazione commerciale e politica di varie potenze europee: il Portogallo, l’Inghilterra e altri paesi. Si aprì un’èra di persecuzioni che avrà ondate successive fino ai primi decenni del secolo XIX. Nonostante questo, i missionari di vari ordini e congregazioni – i francescani, i lazzaristi francesi, ecc. – non desistettero dal portare l’annuncio del vangelo in Cina.
Padre Benedetto Valle, nato a Mazzè nel 1895 e novizio francescano a Belmonte, raggiunse la Cina come missionario nel 1923. “Quando vi arrivò, già erano in fermento quelle forze rivoluzionarie cui il successo dei mutamenti politici in Russia aveva dato esca e già stava nascendo quel movimento comunista che pochi anni dopo genererà la lotta interna in Cina, assumendo le caratteristiche di un duello tra nazionalisti e comunisti” (Francesco Mondino, in “Il Canavesano” 1984, p. 94).
Missionario nella regione di Chang-Sha, nella Cina centro-meridionale, Padre Valle si applica allo studio della lingua cinese. Destinato al seminario di Huang-Sha-Uang come docente di latino, ma anche della filosofia e delle scienze, prepara una grammatica cinese per la formazione dei giovani missionari italiani. Trasferito a Chang-Sha con l’incarico di costruire un nuovo seminario, completa la grammatica (I primi passi nello studio della lingua cinese parlata e scritta, 1933) e si accinge all’impresa del Dizionario cinese-italiano. Nel 1941 il conflitto cino-giapponese, che si trascina da decenni, diventa scontro aperto e si salda con la Seconda Guerra mondiale.
L’Italia, alleata della Germania e del Giappone, è tra i paesi nemici della Cina. “Padre Valle – racconta Pia Cibrario – venne arrestato nell’aprile 1942 insieme ai suoi confratelli e deportato a Legang in un campo di concentramento ed in seguito trasferito in un paese della prefettura di Anhua, dove rimase fino alla fine della guerra” (“Il Canavesano” 1996, p. 46). Nonostante tutto, Padre Valle continua il proprio lavoro e, ritornato a Chang-Sha, porta a termine il poderoso Dizionario cinese-italiano (1139 pp.), che viene stampato a Hong Kong nel 1948. La prestigiosa “Rivista degli studi orientali” così saluta questa pubblicazione: “Finalmente l’Italia ha un suo dizionario cinese-italiano!” (Vol. 26, Giugno 1951, p. 187). Il periodico della Pontificia Università Gre-goriana lo recensisce elogiativamente (“Gregorianum”, Vol. 33 (1952), pp. 342-344).
Nel 1949 Mao Tse Tung proclama la nascita della Repubblica Popolare di Cina, che sancisce la fine della rivoluzione.
Padre Valle vorrebbe ritornare alla missione, ma i superiori dell’Ordine ritengono prudente destinarlo, dopo un periodo trascorso in Italia, alla città di Hong Kong. Qui lavora al Dizionario italiano-cinese, con l’assistenza di Nicola Chang e Tommaso Tseng, per la Catholic Truth Society, Hong Kong 1967. Oltre a questo, cura la traduzione del Shi Jing (“Classico dei versi”), antichissima collezione di poesie e canti cinesi (Grafie cinesi / Chinese graphies, Wing Tai Cheung Printingco, Hong Kong 1967), e attende alla stampa dei Saggi dell’antica letteratura cinese (Tai Tung, Hong Kong 1973). Dopo 51 anni trascorsi in Cina, nel maggio 1974 Padre Benedetto Valle ritorna definitivamente in Italia.
In una intervista al quotidiano “La Stampa” dichiara che il popolo cinese “è il popolo migliore del mondo. È gente di una educazione squisita e di una bontà incredibile” (cfr. Pia Cibrario, p. 46). Accolto nell’infermeria del Convento di San Bernardino a Torino, il 13 giugno termina la sua luminosa vita terrena. Sull’esempio dei celebri missionari che lo hanno preceduto, in modo speciale francescani e gesuiti, Padre Valle ha precorso l’indicazione del Concilio Vaticano II: “Nell’annunciare il vangelo la Chiesa procura che quanto di buono si trova seminato nella mente e nel cuore degli uomini o nei riti e culture proprie dei popoli, non solo non vada perduto, ma sia purificato, elevato e perfezionato a gloria di Dio e per la felicità degli uomini” (Costituzione Lumen gentium, 17).