Il termine, così in voga nella politica contemporanea, significa, secondo il dizionario, “sentimento di amore, obbedienza e devozione verso la patria”; ad esempio, viene riportata la formula “dare prova di patriottismo”.
È descritto dunque un moto dell’animo che, dal singolo, si indirizza a un ideale e alla comunità che lo incarna. Gesù torna a Nazareth (ed è un episodio a cui fanno riferimento tutti e quattro i Vangeli) non per dimostrare un particolare attaccamento alla patria, ma perché ai Nazareni, come a tutte le persone del mondo, è rivolto l’annuncio di salvezza. Eppure, proprio qui il suo insegnamento suscita stupore, scandalo e incredulità.
Non erano contenti di avere fra loro una “celebrità”? Non erano orgogliosi che una personalità notevole, benché non ancora unanimemente riconosciuta come Maestro e Signore, fosse cresciuta nel loro paese?
La frase che Gesù rivolge ai suoi compatrioti è così condivisibile che è divenuta un proverbio in varie culture ed è data per scontata nel suo significato. Molti personaggi famosi hanno provato sulla loro pelle l’esperienza dell’esilio, subendo non solo le critiche, ma anche l’allontanamento dalla propria comunità, morendo poi altrove: pensiamo a Dante Alighieri e Ugo Foscolo, per rimanere ai grandi della Letteratura italiana. Molti uomini e donne hanno vissuto il trauma dell’emigrazione e, tornando nei paesi di origine, sono stati accolti con scetticismo e invidia.
Ma se ci pensiamo, a posteriori, la loro memoria è stata completamente riabilitata: Firenze ha chiesto più volte le spoglie del Sommo Poeta a Ravenna, la tomba di Foscolo è stata trasferita in Italia anni dopo la sua morte e nei nostri paesi ormai abbondano i monumenti all’emigrante, che celebrano l’eroicità di chi un tempo era disprezzato. Segni di patriottismo?
Forse, per l’indole umana, è più facile amare la patria come ideale astratto rispetto alle persone in carne ed ossa che ne fanno parte. Un’esperienza che Gesù provò direttamente, condividendo anche in questo la nostra natura, senza però rinunciare a guarirla.
Mc 6,1-6
In quel tempo, Gesù venne nella sua patria e i suoi discepoli lo seguirono.
Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga.
E molti, ascoltando, rimanevano stupiti e dicevano: «Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani? Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?». Ed era per loro motivo di scandalo.
Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua».
E lì non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì. E si meravigliava della loro incredulità.
Gesù percorreva i villaggi d’intorno, insegnando.