Qualche tempo fa si parlava con amici di progetti futuri. Doveva essere la classica chiacchierata senza troppi risultati attesi, giusto per stare un po’ in compagnia prima di andare a dormire. Ad un certo punto qualcuno se ne esce dicendo:“mi piacerebbe fare il cammino di Santiago”. Sono rimasto attonito: la frase apparentemente stonava nella bocca della persona che la pronunciava. Ma lui non scherzava. Da lì sono partite varie proposte, alcune più campate in aria ed altre più serie… Fatto sta che nel prossimo mese un gruppo di miei compagni si metterà in pellegrinaggio sulle tracce dei cammini francescani del centro Italia.
Non serviva andare fin alla Città Eterna per raccogliere storie di pellegrini: i Santuari delle nostre valli sono da sempre meta di sentiti cammini e la Serra indica la strada, non divide ma unisce. Però un conto è raccontare la cronaca di questi fatti ed un altro, a mio avviso più stuzzicante, è interrogarsi sui perché di tali desideri.
Il vescovo capranicense Mansueto Bianchi scriveva ai suoi pistoiesi in partenza per Santiago: “il pellegrinaggio è un simbolo che prima che parlare a te, parla in te, ti intriga, ti evoca, ti spinge più che a dire, a dirti, ad implicarti, a metterti in gioco”. Ecco spiegato: il pellegrinaggio dice a te stesso chi sei. Naturale quindi che i giovani abbiano una forte propensione a questa forma di devozione, spesso non percependola neanche come tale. È la risposta al mondo sovra-stimolato. Camminando non hai bisogno di apparire, di costruirti fuori. L’esoscheletro mondano puoi lasciarlo a casa, è il tempo di scoprire il prezioso scheletro che è nascosto dentro ciascuno.
“La nostra anima è migrante – dice nel 2017 Papa Francesco –, la nostra esistenza un pellegrinaggio.” Fa eco al Papa Santo polacco: “L’uomo non può pensare alla propria vita se non come a un pellegrinaggio. Homo viator. Pellegrino dell’Assoluto.”
Così i tanti giovani che sempre più si mettono in cammino sulle antiche vie dei pellegrini annusano Iddio. Una moltitudine parte senza l’ombra di questa intenzione: dalla vacanza all’escursione, dalla sfida alla fuga, i motivi sono tanti e diversi.
Nessuno però torna uguale a prima. A Lisbona per la GMG un ragazzo mi disse che non aveva la minima idea del perché si trovasse lì, lui aveva seguito gli amici. Lo capì, piangendo, quando mi rispose. Quello era il suo pellegrinaggio. Ed il Giubileo alle porte si appresta a diventare un fenomeno simile.
“Peregrinantes in spem”, già il motto dice tutto.