Ci era mancata, ammettiamolo! Dopo tutta la pioggia, un po’ d’afa ci voleva per ricordarci il vero andamento climatico verso le quote alte delle colonnine dei termometri. Quella sana calura che mi porta a guardare la piccola stazione meteorologica nel tinello che recita: temperatura 32 gradi centigradi, il barometro fissato a 996 hettoPascal (quando a circa 1000 normalmente qui piove) e poi l’igrometro al 79% di umidità, giusto corollario ad un’altra notte insonne per il sudore.
A questo punto però dobbiamo rivolgere il nostro attento sguardo anche al di fuori del nostro umile cortile; pensiamo ad esempio, al problema del barracuda. “Perché esistono i barracuda?”, si chiedeva sovente il mio illustre vicino di casa quando ancora distava pochi metri da me.
È un tema che non può che riguardarci tutti. Il nome scientifico latino della specie è “Sphiraena Viridens” e la buona notizia è che è commestibile, come ci spiegano dal sito “pesca spinning”: sebbene si tratti di un pesce non sempre reperibile nelle nostre pescherie, è una specie dalle carni tenere, saporite e dall’ottimo apporto proteico. Le ricette per preparare il barracuda sono svariate: all’Eoliana, al forno, al cartoccio, fritto, ecc. in aggiunta, in alcune località è possibile anche trovarlo sott’olio a filetti o affumicato.
Queste ricette culinarie non si sono fatte intimorire dal suo aspetto: corpo affusolato, occhi grandi, bocca degna di nota caratterizzata da forti fauci e una mandibola molto robusta. L’apertura orale si estende praticamente in tutta la lunghezza della testa del pesce. Spesso sono balzati agli onori delle cronache per i loro denti temibili: nella mascella superiore ci sono 3 o 4 denti lunghi e altri sempre più sottili, procedendo verso la parte frontale del muso.
Nella mascella inferiore ci sono invece 2 o 3 denti, riposti in posizione frontale di dimensioni piuttosto importanti. Sono denti aguzzi, taglienti e a forma di pugnale spesso curvati verso l’interno.
“Insomma – suggerisce il sito sopracitato – forse non è proprio una buona idea mettere le mani dentro la bocca di un barra!”. Mi chiedo se il predatore sia presente nei laghi del Canavese, ma poi scopro che è un pesce d’acqua salata e dunque qui noi dobbiamo preoccuparci al massimo del luccio (Esox lucius) che, tanto per dirne una, ha la particolarità singolare di avere più di 600 denti molto affilati sull’esoscheletro, oltre a quelli che ha sulla lingua!
Forse neppure in questo caso è una buona idea mettergli una mano in bocca. Ma questa può essere un’altra storia!